La Cina stretta sulla sicurezza

La Cina si trova ad affrontare varie difficoltà sia da un punto di vista interno che internazionale, in attesa del Terzo Plenum, che tarda, in un contesto caratterizzato da un crescente disordine globale, in cui deve divincolarsi tra strategie di sicurezza economica e il primo recesso  dalla Via della Seta (BRI).

UN NUOVO ANNO PER LA CINA

Il Governo di Pechino, nonostante le ampie rassicurazioni per un nuovo anno, quello del Loong (Drago), di pace e prosperità, contenute nel messaggio del Presidente Xi Jinping, si trova ad affrontare una vasta gamma di sfide, che colpiscono vasti settori dell’economia, già falcidiati dalle politiche occidentali del de-risking, cui il XX Congresso ha  risposto creando una sezione dedicata alla sicurezza, definendola “il fondamento del ringiovanimento nazionale”.  Il rallentamento strutturale della crescita economica preoccupa il Governo e probabilmente causa dissidi tra i massimi quadri tanto da determinare la mancata convocazione dei 376 componenti del terzo Plenum del XX Congresso. La terza riunione plenaria del Comitato Centrale del PCC è,  per tradizione, quella deputata a  definire il nuovo programma di Governo, declinando le riforme di lungo periodo.  Le strategie che saranno poste in campo faranno comprendere la strada che il Partito intenderà percorrere e se continuerà sulla scia del terzo Plenum del XVIII Congresso, del novembre 2013, che accompagnò il lancio della nuova Via della Seta (一带一路 yīdài yīlù), ideata da Xi Jinping, avviando una piattaforma di cooperazione internazionale accompagnata da una pervasiva influenza su diversi quadranti.

LA CONFERENZA DI MONACO SULLA SICUREZZA

Le criticità interne si accompagnano a quelle internazionali, in cui la diplomazia del Dragone sta cercando nuovi spazi. Nel corso della Conferenza di Monaco, tenutasi dal 16 al 18 febbraio, il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha rassicurato l’Unione Europea, veicolando la RPC come forza stabilizzatrice e partner “costante e stabile”, con la quale incentivare il dialogo bilaterale. In esito a ciò sono da sottolineare i contatti con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, principale partner commerciale europeo, e con il Presidente francese Emmanuel Macron, per spingere ad una maggiore indipendenza e autonomia dagli USA, i quali stigmatizzano, da tempo, l’insufficiente impegno europeo per la difesa. D’altro canto il Governo di Pechino ha ribadito i legami con la Russia, definendoli coerenti alla propria posizione di “non allineamento con i blocchi, di non conflitto e di non bersaglio di Paesi terzi”. La Conferenza, svoltasi sul fosco scenario fatto di guerre in corso, fame, repressioni e cambiamenti climatici, di conseguenza, è  rimasta ostaggio di “una colossale disfunzione globale” e “non è pronta o disposta ad affrontare le grandi e drammatiche sfide della nostra epoca”.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E STRATEGIA DI SICUREZZA ECONOMICA EUROPEA

Il Governo di Pechino sta intanto destinando massicci investimenti per  l’intelligenza artificiale, dall’informatica quantistica alla progettazione di chip fino agli algoritmi, che possono essere affinati grazie al possesso di ingenti quantità di dati e che, per le applicazioni militari (AI Warfare), pongono inquietanti problemi alla sicurezza internazionale, che necessita sempre più di un sistema di governance efficace. In questo contesto l’Unione Europea, che cerca da tempo di sviluppare strategie di collaborazione con la Cina salvaguardando il know-how tecnologico, gli interessi economici e la sicurezza nazionale, ha definito un approccio globale alla propria sicurezza economica, ponendo in campo nuove cinque iniziative per far fronte ai cambiamenti tecnologici e alle crescenti tensioni geostrategiche e geoeconomiche. Queste nuove indicazioni implicano un attento monitoraggio dei rischi correlati alla resilienza delle catene di approvvigionamento, alla strumentalizzazione delle dipendenze economiche a fini bellici o coercitivi, alla sicurezza tecnologica, fisica e informatica delle infrastrutture critiche, riducendo il rischio di interdipendenze, attraverso istituzioni multilaterali ed investimenti sostenibili (Global Gateway). In esito a ciò già diverse aziende della RPC, che hanno aggirato le sanzioni imposte alla Russia, rischiano di non poter più commerciare in Europa.

L’USCITA DELL’ITALIA DALLA BELT AND ROAD INITIATIVE

Nell’ottica “as open as possible, as closed as necessary” si può collocare la notifica dell’uscita dell’Italia dal Memorandum d’intesa sulla collaborazione nell’ambito della “Via della Seta economica” e dell’“iniziativa per una Via della Seta marittima del 21° secolo”. Il MoU, firmato dal primo Governo Conte nel 2019, faceva dell’Italia l’unico Paese del G7 parte attiva della BRI. Secondo la Presidente Meloni l’adesione non aveva determinato un ritorno né commerciale né di investimenti, anzi aveva prodotto un interscambio, molto più favorevole per la Cina, oltre a  pesanti ripercussioni politiche per la presidenza di turno del G7, già considerate durante il Governo Draghi, che non aveva esitato ad applicare il “golden power” per impedire investimenti cinesi nei settori valutati come strategici. Da ciò la decisione di un cambio di rotta, verso il tradizionale orizzonte atlantico, pur confermando l’“amicizia strategica” con la RPC e  rilanciando il Partenariato strategico globale siglato nel 2004. I dati ufficiali rivelano come il deficit commerciale italiano verso la Cina abbia comunque registrato un calo, come sottolineato da Wang Yi, Ministro degli Esteri e capo della diplomazia del PCC, che ha anche evidenziato un miglioramento dell’interscambio arrivato a 80 miliardi di dollari da 50 miliardi, con l’export italiano verso la Cina aumentato del 30%. Al di là di tutto, auspichiamo che Italia e Cina, antiche civiltà che hanno aperto sin dall’antichità la strada agli scambi tra continenti, possano comunque contribuire a costruire un efficace dialogo tra Oriente ed Occidente che conduca ad un approdo di pace, di cui l’umanità tutta ha estremo bisogno.

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Elisabetta Esposito Martino

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2024 年春节

Sabato 10 febbraio mentre l’Anno del Coniglio tramontava sorgeva il nuovo anno lunare, quello del Drago.

L’intera Cina ed i cinesi sparsi nel mondo, insieme a tanti popoli asiatici, festeggiano il Capodanno. fino al 25 febbraio.

 Fuochi d’artificio, lampade e luminarie hanno fatto da sfondo a paesaggi incantati, in cui sinuosi “loong” si snodano improvvisando danze antiche per propiziarsi le acque ed i venti. La musica risuona sui templi e fa eco al vibrare dei cristalli di costruzioni avveniristiche, che rammentano la forza, il potere, la saggezza e la benevolenza di questa creatura celeste.

Per 15 giorni i festeggiamenti faranno dimenticare le deludenti performance economiche

di un PIL cresciuto del 5,2% nel 2023 (e che dovrebbe precipitare fino a toccare il +3,4% nel 2028) mentre l’indice finanziario CSI 300 ha perso oltre l’11% ; il Fondo Monetario Internazionale ha previsto un calo del tasso di crescita reale mentre  Moody’s declassava il debito cinese (rating A1) da stabile a negativo.

Questi dati, che molti paesi occidentali agognerebbero, risentono sicuramente di una problematica  sistemica, prodotta da un’espansione di credito e investimenti che non poteva durare in eterno, e che, pur consentendo  la crescita dell’industria avanzata e della tecnologia, ha prodotto una crisi acuta del settore immobiliare e bancario, avvinghiato nel circolo vizioso di una deflazione che ha prodotto un rallentamento della domanda interna, accompagnato da stagnazione, gravi problemi demografici, disoccupazione e disparità.

Il 2024 viene così aperto da un taglio del tasso di riserva obbligatoria che ha aumentato la liquidità nel sistema, supportando i mercati finanziari e il prezzo delle azioni cinesi, che attenzionano i settori “green” mentre la narrativa e la propaganda interna risultano sempre più coinvolte in uno sforzo di ottimismo, substrato di una visione olistica e di una vocazione dimensionale da superpotenza economica ormai avanzata, che espande la rete di influenza nel mondo.

Ma l’incertezza regna sovrana, le crisi si succedono e l’augurio  che accompagna questo nuovo anno è che il drago, simbolo di libertà prosperità e risveglio, segni nuovi percorsi per scrivere un nuovo capitolo nello sviluppo e realizzare un destino condiviso per l’umanità fatto di pace e di benessere.

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Nuove prospettive per il terzo Forum delle Vie della Seta

Sono passati 10 anni da quando il Presidente cinese lanciò le nuove Vie della Seta, chiamate in Cina “una cintura, una via”, ma note nel mondo come Belt and Road Iniziative (BRI). Pur frenata dalle guerre in corso, l’iniziativa pare andare avanti speditamente verso una nuova fase che porta con sé opportunità e speranze insieme a grandi inquietudini.

  • Si è svolto per due giorni a Pechino il terzo Forum della Belt and Road Iniziative, cui ha presenziato Putin ma che invece è stato disertato dal Governo italiano, per fare il punto sullo stato del progetto e la cooperazione multilaterale ad esso associata.
  • Xi Jinping ha avviato la seconda fase dell’iniziativa, veicolata come  strategia globale di sviluppo delle infrastrutture, per creare una comunità dal destino condiviso.
  • Nonostante le criticità  ed i dubbi che circondano la BRI, sottolineati dall’Occidente, molti Paesi del sud globale restano ammaliati dall’idea nella speranza di riuscire a decollare economicamente.
FILE PHOTO: A woman walks in front of a sign at the “Belt and Road” summit in Hong Kong, China September 14, 2023. REUTERS/Tyrone Siu/File Photo

1. LA BELT AND ROAD 10 ANNI DOPO

Dal 17 al 18 ottobre 2023 si è tenuto il terzo Forum della Belt and Road Initiative (BRI), l’epocale progettualità, lanciata da Xi Jinping nel 2013, con l’intento di riprodurre le antiche Vie della Seta, con nuove flessibili modalità, che le guerre in corso hanno incrinato, ma non spezzato. Anche la scelta di non rinnovare il Memorandum da parte del Governo italiano, che ha disertato l’evento, non ha compromesso i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi, comunque intenti a mantenere un partenariato vantaggioso per entrambi. In questi 10 anni la Cina ha tessuto una rete di interconnessioni,  sviluppata tra oltre 150 Paesi, 30 Organizzazioni internazionali e 20 piattaforme di cooperazione multilaterale, per  disegnare la “comunità dal destino condiviso per l’umanità” intorno al pilastro chiave della BRI.

QUESTA MAPPA è CREAZIONE DI IVO BEVILACQUA

2. LA SECONDA FASE DELLA BRI

Al summit hanno partecipato, insieme a Putin, solo 23 leader invece dei 37 presenti al vertice del 2019, specchio di un mondo travolto da conflitti sempre più sanguinosi e diviso da confronti ideologici. In questo difficile contesto è stata avviata la seconda fase dell’iniziativa One Belt One Road (OBOR), sintetizzata in 8 punti , tra i quali un nuovo corridoio europeo, l’eliminazione di restrizioni nel settore manifatturiero, la forte spinta green di alta qualità per lo sviluppo del Sud globale, da realizzare attraverso piattaforme di cooperazione e di integrazione win win sempre più trasparenti. Alla connettività commerciale e finanziaria si aggiunge quella tecnologica, per approdare ad un’istituzionalizzazione del progetto come modello alternativo per lo sviluppo economico. Il piano di finanziamenti della RPC è imponente: circa 49 miliardi di dollari messi a disposizione dalla China Development Bank e la Export-Import Bank of China e circa 11 miliardi di dollari dal Silk Road Fund, per tracciare il disegno di un mondo sempre più inclusivo e aperto, che offre opportunità di sviluppo globale, che il Presidente cinese veicola come fonte di prosperità.

QUESTA MAPPA DI IVO BEVILACQUA MOSTRA COME LA GUERRA IN UCRAINA ABBIA CREATO UN FORTE IMPATTO SULLA BRI

PROSPETTIVE DELLE NUOVE VIE DELLA SETA

Molte sono anche le inquietudini legate alla BRI, dai timori per la sicurezza alla trappola del debito, di cui sono vittime i Paesi più deboli, che hanno spinto i Paesi democratici a tessere progettualità alternative, come il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII), il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) e il Global Gateway, mentre la RPC dichiara di voler rafforzare il dialogo tra civiltà con i Paesi partner della BRI. 
In esito alle politiche di “disaccoppiamento”  più o meno temperate, alle interruzioni delle catene di approvvigionamento per la guerra in Ucraina ed anche per quella tra Israele e Hamas, il Governo di Pechino utilizza la rete collegata alla Belt and Road non solo per promuovere lo sviluppo economico e gli investimenti, ma soprattuto per ottenere semiconduttori e altri componenti, energie rinnovabili, infrastrutture indispensabili al commercio, ICT ecc. Inoltre la Cina cerca di veicolare una connettività anche “nelle menti e nei cuori” che fa leva su un idem sentire di molti Paesi del sud globale. In effetti proprio queste nazioni sperano di agganciare lo sviluppo salendo sul treno della BRI, per le opportunità che intravedono ed anche perché temono più i Paesi democratici ex colonizzatori che la Cina: un ulteriore elemento dello scontro sistemico cui da qualche anno stiamo assistendo.

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LA GUERRA DEI MONDI

Pochi giorni fa, il 7 ottobre 2023 un’altra guerra ha cominciato ad insanguinare il pianeta in quella Terra, Santa per tre religioni ma, nonostante ciò, più martoriata che mai… un altro conflitto armato è seguito, l’ennesimo, le cui origini possono farsi risalire veramente in un remoto passato, e che si colloca in quella “guerra dei mondi” che già si profilava al 23° summit dei paesi della Shanghai Cooperation Organization (SCO) che lo scorso luglio ha rappresentato un ulteriore passo verso un sistema multilaterale, che guarda verso Oriente, dove la Cina, insieme all’India e alla Russia, vuole dominare la scena, mettendo sul campo le proprie peculiarità, che affasscinano tutti i nuovi Paesi che si affacciano all’orizzonte multipolare, ancora annebbiato dalle nubi della guerra fredda.
Per questo Stati Uniti e Cina tentano di spostare il piano della competizione, specchio del grande disordine globale da cui forse emergeranno nuovi equilibri, evocati dal testo della Dichiarazione di Nuova Delhi e spinti dai troppi attuali conflitti armati.

l 23° vertice SCO ha rappresentato un’ulteriore spinta per la formazione di un ordine mondiale più rappresentativo, equo e multipolare che rimane per ora arenato in un disordine globale le cui conseguenze, tra guerre e crisi climatiche, appaiono inquietanti. Gli incontri bilaterali tra vertici cinesi e statunitensi e la presenza di Kissinger potrebbe far apparire un filo di speranza.

UNA PANORAMICA SULLA SCO

Il 23° summit dei leader dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), si è tenuto il 4 luglio 2023. Il format telematico ha evitato all’India, che ospitava il vertice, di ricevere Putin, colpito da mandato di arresto internazionale, e a quest’ultimo di lasciare Mosca, subito dopo il fallito golpe di Prigozhin.

La SCO, attualmente composta, dopo l’ingresso dell’Iran, da nove membri (con Cina, India e  Russia, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan Tagikistan e Uzbekistan) è stata fondata il 15 giugno 2001 a Shanghai, sulla scia  degli Shanghai Five nati del 1996, per strutturare una collaborazione fattiva tra la Cina, che stava emergendo, e la Russia, che stava risorgendo dalle ceneri dell’URSS, tentando di mantenere nella sua orbita i Paesi “Stan” confinanti, coi quali persistono ancora oggi ambigui rapporti. Dal 2001 il consesso, man mano allargato, si è concentrato sulla lotta al separatismo e all’estremismo, condividendo dati e informazioni, predisponendo esercitazioni antiterrorismo comuni e lottando contro criminalità organizzata e traffico di droga. Oggi si configura come un gruppo aperto, che accoglierà la Bielorussia, primo Stato europeo a essere ammesso, su forte sollecitazione russa, e poi la Mongolia e il Turkmenistan e come partner di dialogo Egitto, Arabia Saudita, Qatar e poi Bahrein, Maldive, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Myanmar.

L’organizzazione si presenta come una coalizione politica, economica e di sicurezza, per certi versi militare, che si esplicita attraverso una piattaforma diplomatica di coordinamento e cooperazione economica e commerciale multilaterale, per implementare la sicurezza reciproca, impostata sulla fiducia tra i membri e sull’uguaglianza tra tutti, nel rispetto dei diversi regimi interni, specchio di valori anche molto diversi. Il richiamo all’inclusività e alla giustizia detta le coordinate anche per una cooperazione economica che, pur non strutturata, è destinata a tracciare una strategia di sviluppo “win win” molto rilevante, in quanto riguarda più del 40% della popolazione mondiale e coinvolge il 20% delle riserve petrolifere del globo, prevedendo la creazione di una zona di libero scambio all’interno del territorio degli Stati membri della SCO, che dovrebbe portare alla fusione tra BRICS e SCO, col fine ultimo di contenere la penetrazione delle potenze extra asiatiche.

UN VERTICE COMPLICATO

La presenza della seconda economia del mondo rende naturalmente molto squilibrato il rapporto tra i Paesi SCO: Xi Jinping, dopo costanti richiami alla sicurezza, ha tentato di dettare le proprie regole, spingendo verso una cooperazione concreta, per accelerare la ripresa economica, legata alle opportunità rappresentate dalle Vie della Seta, definite “fonte di felicità”, probabilmente soprattutto per le finanze cinesi, a detrimento del dollaro. Il 10° anniversario della “Belt and Road”, che ha già prodotto più di 200 documenti di cooperazione firmati con 151 Paesi e 32 organizzazioni internazionali, e l’annuncio del terzo forum per dicembre, potranno configurare un fondo comune per gli investimenti tra le maglie di una rete che comprende non solo l’Asia Centrale fino all’Indo-Pacifico ma che si estende all’Africa e alle Americhe. In questo modo il Presidente cinese si presenta al Sud globale come portatore di stabilità economica e politica, continuando a mantenere una sostanziale equidistanza verso la guerra in Ucraina.

Anche la presenza dell’India è stata fonte di ambiguità: un grande Paese democratico, ormai demograficamente superiore alla Cina, che è ancora molto indietro in termini di PIL, e che, pur mantenendo una formale neutralità, si mantiene in equilibrio tra SCRO e BRICS, ma appartiene anche al QUAD, per un legame indo-pacifico in parte in funzione anticinese, anche per le irrisolte questioni di confine. D’altro canto l’India, corteggiata dagli Stati Uniti, nonostante le critiche a Modi per il trattamento delle minoranze, alla fine non ha firmato la Strategia di sviluppo economico della SCO per il 2030, evidenziando le sue preoccupazioni per l’influenza della Cina all’interno dell’organizzazione.

Naturalmente la Russia ha sfruttato l’occasione per ripetere la narrazione della guerra ibrida, con l’intento di fare della SCO una struttura versatile, cercando una rete di scambi in rubli e yuan come salvagente per le sanzioni occidentali, funzionale anche alla Cina, per una cooperazione rafforzata. In conclusione anche nel vertice SCO di luglio è risuonata la lettura binaria “the West and the Rest”, incentrata sullo scontro di civiltà, ma, nonostante ciò, sono emerse nelle angolazioni della complessità del mondo contemporaneo, infinite altre sfaccettature, più propense a tessere un dialogo tra le civiltà, a cercare di costruire una pace duratura, indispensabile ad uno sviluppo comune.

IL GLOBAL GLOBE

A margine del summit SCO, si sono registrate le visite a Pechino del Segretario di Stato statunitense Antony Blinken, della Segretaria al Tesoro Janet Yellen, e dell’inviato per il clima John Kerry, tutte volte allo scopo di allentare le tensioni prodotte dalla guerra commerciale, dal decoupling e dalla “rottura delle catene” per cercare di riavviare su nuove basi la burrascosa competizione economica tra Usa e Cina, specchio di una profonda diversità politica, sociale e di valori. La preminenza data ai divergenti interessi di sicurezza nazionale hanno per certi versi aggravato la chip war, che ha prodotto un contenimento delle aziende tecnologiche cinesi cui il Dragone ha risposto giocando la carta dei semiconduttori e delle terre rare, per cui detiene una sorta di monopolio, rafforzato dal settore dell’Intelligenza Artificiale, dopo l’emanazione della più completa normativa in materia a livello globale.

La Cina, d’altro canto, registra un rallentamento della crescita: 0,8% nel 2° trimestre, in diminuzione rispetto al 2,2% del 1° trimestre, portando la crescita del PIL su base annua al 6,3% nel secondo trimestre, al di sotto della stima del 7%, per le criticità nel settore immobiliare, la scarsa propensione al consumo, l’alto tasso di disoccupazione giovanile ed i problemi demografici sempre più gravi.

In questa ottica la guerra dei mondi viene ridimensionata dal pragmatismo, alla ricerca di un ordine mondiale multipolare equo che per ora trova come unica strada percorribile di dialogo la cooperazione sulla riduzione delle emissioni per affrontare la crisi climatica.

Dai colloqui si spera venga fuori una nuova modalità di relazioni che consenta a Cina e Stati Uniti di emergere dal pantano di protezionismo, sanzioni, de-risking, reciproche accuse e minacce militari, per riprendere relazioni reciproche su un piano sano e stabile. La visita a Pechino del centenario Kissinger, accolto con affetto e stima da Xi Jinping, rappresenta un filo di speranza in questa guerra dei mondi.

Elisabetta Esposito Martino

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Appuntamento a Singapore: lo Shangri-La Dialogue

Nato nel 2002, lo Shangri-La Dialogue è il principale forum per discutere questioni di sicurezza nell’Indo-Pacifico, un quadrante di massima allerta, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina non solo per il timore di nuove invasioni, ma soprattutto per il costante innalzamento della conflittualità tra le grandi potenze, che in questa zona sembrano giocare un nuovo grande giuoco… E così un forum “localizzato” è diventato un termometro per misurare le tensioni e la capacità di dialogo.

All’indomani dello Shangri-La Dialogue di quest’anno noi de Il Caffé Geopolitico abbiamo esaminato le varie questioni messe sul tappeto dal prestigioso International Institute for Strategic Studies (IISS), che ha ideato il Forum ed abbiamo cercato di capire dove va il mondo, da questo incontro che prende il nome dal lussuoso hotel di Singapore, ma che contestualmente evoca una terra Himalayana, ricca di pace e armonia, dove vivono dei saggi, che conservano la sapienza, all’ombra di una montagna di cristallo bianco, accessibile solo attraverso un anello di cime. ..

Ma al giorno d’oggi, nessuno sa dove sia …

Forse è in un altro mondo

Forse è una terra ideale

Forse un luogo dell’immaginazione

Forse un posto reale, ora introvabile.

Comunque una terra da raggiungere con un viaggio esteriore che diventa un viaggio di esplorazione e scoperta interiore.

Leggere queste pagine è un inizio del viaggio..

Qui sotto il link per l’e-book

https://ilcaffegeopolitico.podia.com/appuntamento-a-singapore-lo-shangri-la-dialogue

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ADDIO BABBO MIO

Addio babbo mio rimarremo sull’attenti in attesa degli ordini dell’Altissimo, come ci hai insegnato, ci manchi tanto..

E’ passato già un mese dalla fine della tua lunga vita, quasi 100 anni e mezzo…

Hai calpestato questa terra giocando a pallone fino a sfondare le scarpe da giovinetto e poi con passo marziale alla “Regia Accademia”, come amavi chiamare l’Accademia di Modena; hai fatto due guerre, come dicevano ammirati i generali che hanno preso il tuo posto, che tu chiamavi “cappelloni o cappellonissimi”: la seconda guerra mondiale col colonnello Duca, che vi aveva dato l’ordine di rompere le armi e di seppellirle e poi di mettervi in salvo, mentre lui fermava i tedeschi fungendo da baluardo davanti al plotone di esecuzione …e la guerra di liberazione con cui contribuisti ad assicurare un avvenire democratico all’Italia. E poi tenente e capitano in giro per l’Italia, a Lecce, dove conoscesti la mamma, ed insieme a lei a Bolzano, dove fosti incaricato di sorvegliare la polveriera di Ora (Auer) mentre le bombe straziavano l’Alto Adige.. e finalmente caserma dopo caserma, a Roma dove hai cresciuto tre figli e mi hai accompagnata all’altare. E poi l’aiuto ed il sostegno ai tuoi cinque nipoti, ai quali insegnavi il latino ed il greco, traducendo e declamando a memoria: Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληιάδεω Ἀχιλῆως οὐλομένην, ἥ μυρί’ Ἀχαιοῖς ἄλγε’ ἔθηκε, Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei..

Ed hai atteso con serenità la chiamata finale, sull’attenti, con pazienza e con fortezza. Forse non ce la facevi più..la tua sposa, la nostra amata mamma, ci aveva lasciati nel 2016: tu avevi 94 anni ed eri ancora saldo ed io stessa mi appoggiavo al tuo braccio .. e mi hai insegnato a confrontarmi con la vita e con la sua ineluttabile fine, sempre con fede certa, sempre pronto ad aiutarci…fino al giorno in cui sono rimasta vedova e mi hai detto: “ci sono io per te…”

Ed oggi so che ci sei ancora per me, nei cieli sconfinati, sentinella immobile ed attenta, a sorvegliare la nostra vita.

Arrivederci papà

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25 aprile 2023

Linea notte a mezzanotte del 25 aprile legge il mio twitter:

Un twitter, solo un twitter, per esprimere l’essenza di un mondo che sta cambiando, a volte offrendo orizzonti impensati e impensabili, ma altre volte deragliando pesantemente fino a infrangersi contro i troppi muri innalzati nel nuovo millennio..

Un twitter, solo un twitter, per esprimere l’assenza di una compattezza, di una coscienza che negli ultimi anni non sempre è stata seminata..

Un twitter, solo un twitter, prima pietra di un impegno che deve prenderci, coinvolgerci e tentare di trasformare la storia …perchè se la fine della storia è la nascita della tragedia, di tragedie ne stiamo vedendo tante, forse troppe..ed ogni piccola pietra rimossa può contribuire a spianare le montagne..

https://www.raiplay.it/video/2023/04/Tg3-Linea-Notte-del-25042023-5e264ff6-f9b6-4d0a-bbaf-70977b955ff8.html

https://www.raiplay.it/video/2023/04/Tg3-Linea-Notte-del-25042023-5e264ff6-f9b6-4d0a-bbaf-70977b955ff8.html

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POLVERE DI STELLE – In un giorno e una notte mi conduci alla fine

18 gennaio 2023

Polvere di stelle coprono speranze accumulate come foglie che cadono nell’autunno della vita, che solo poche ore prima sembrava primavera.

Sto bene, mi sento proprio bene, avevi detto, tanto da arrivare a passo quasi svelto in un angolo non troppo lontano ma distante per te e per la tua malattia.

Vuoi guidare ma ho paura non sapendo che troppe poche ore mancavano alla fine.

Il telefono trilla: “come stai? Come è andata oggi questa chemio?”

Ma no, sono anticorpi monoclonali, ma forse è lo stesso, forse è peggio..

Passiamo per la corsia preferenziale.. con questo contrassegno pensavo di poter uscire, di andare, poter parcheggiare, non c’era bisogno di camminare.. quante volte lo abbiamo fatto?

Mai.

Ti ho profondamente amato.

Ho lottato, ho combattuto, ho pianto mentre tu lottavi, combattevi e piangevi.

Rabbia mista a dolore intercettato da dubbi e da timori di un futuro che fino a pochi anni prima costruivamo pezzo dopo pezzo e che ora ci sbriciolava in pezzi.

Ti ho perso in un giorno e una notte.

 “La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me,

come una tenda di pastori.

Come un tessitore hai arrotolato la mia vita,

mi recidi dall’ordito.

In un giorno e una notte mi conduci alla fine”

Isaia 38, 12

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BUON 2023

La fine di un anno di guerra

Sperando in un nuovo anno di pace

In poche righe vorrei riassumere oggi, 31 dicembre, questo tragico 2022, che ha visto scoppiare una guerra ai confini orientali dell’Europa, inaspettata agli occhi distratti di noi occidentali, mentre ancora si combatteva (e si combatte) la pandemia.

Il virus che ci ha scossi, travolti ed uccisi e che, grazie ai vaccini, è stato arginato e frenato, ancora rappresenta un pericolo soprattutto dopo la recentissima riapertura delle frontiere della Cina, che ha abbandonato repentinamente la politica “zero covid”, dopo giorni di proteste per la frenata economica, la disoccupazione giovanile, l’inflazione, i problemi climatici e la crisi energetica che stanno affliggendo tutto il mondo globalizzato, ormai in frenata.

 In questo contesto difficile si assiste anche ad un terribile regresso dei diritti civili che dall’Afghanistan all’Iran corre sui meridiani ed i paralleli della nostra Terra, mentre risuonano le parole dello slogan nato dalla morte di Masha Animi: Jin, Jîyan, Azadî, ovvero Donna, Vita, Libertà.

Ed ecco volare verso il 2023 gli “snowbirds”, ‘uccelli delle nevi’, i nomadi digitali che lavorano da remoto, inseguendo un clima migliore..

L’augurio per questo 2023 è che riconsideriamo le nostre priorità, non proprio come la Great Resignation, perché non penso sia il momento di ritirarsi a vita privata: prendiamoci una pausa, stoppiamo le nostre corse e il nostro stress, sediamoci a guardare il mondo attorno a noi, ancora bellissimo, frenando quello dentro di noi che porta rancori, invidie e odi per coltivare comprensione, empatia e altruismo.. e allora non sia la vita una “Sleepcation”, una dormita in vacanza ma un risvegliarci dal sonno (e non solo da quello della ragione che genera mostri) per contribuire, nel nostro piccolo, con quel poco o tanto che abbiamo, con quel che sogniamo, con tutte le nostre forze, con quel crediamo, con l’aiuto di Dio, a costruire un 2023 di pace.

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IL GENERALE INVERNO

Uno strano Avvento questo del 2022, in cui l’aria di Natale è sferzata dal freddo che vediamo graffiare le vite già bagnate di sangue degli Ucraini (e non solo, per la verità), in un panorama desolato tra macerie e detriti che si mischiano col fango, di un inverno rigido, come solo in quelle zone si vede… il generale inverno… la  rasputitsa, parola russa, che più o meno significa “senza strade” come accade quando si affonda nel fango del gelo che incombe o che si scioglie..

Dopo nove mesi di guerra si cerca di comprendere la strategia di Putin, che con martellanti attacchi missilistici  ha lasciato al buio, al freddo e senz’acqua grossa parte della popolazione ucraina, ormai in lotta  col feroce generale Inverno.

Il Summit del 13 dicembre a Parigi è stato convocato per discutere di questo tempo, per sostenere Kyiv “per tutto il tempo necessario”, per impedire che milioni di bambini, anziani, malati muoiano di freddo, di fame e di stenti. Anche Biden è disponibile al dialogo con Putin, se lascia qualche spiraglio per un cessate il fuoco…se… perché il generale inverno è alle porte…

FILE – A launch truck fires the High Mobility Artillery Rocket System (HIMARS) at its intended target during the African Lion military exercise in Grier Labouihi complex, southern Morocco, on June 9, 2021. U.S. leaders from President Joe Biden on down are being careful not to declare a premature victory, after a Ukrainian offensive forced Russian troops into a messy retreat in the north. Lawmakers particularly pointed to the precision weapons and rocket systems that the U.S. and Western nations have provided to Ukraine as key to the dramatic shift in momentum, including the precision-guided HIMARS. (AP Photo/Mosa’ab Elshamy, File)

Chiudiamo gli occhi e fissiamo con la mente il passato, un tempo lontano, il XIII secolo che vide riversarsi sull’Europa l’orda mongola, capeggiata da Gengis Khan, che riuscì a fondare uno dei più vasti Imperi della storia. Era il 1223 quando questi nomadi su cavalli magnifici raggiunsero la steppa a sud della Rus’ di Kiev, uno Stato monarchico medioevale, culla della storia e della civiltà russa, e la distrussero, continuando l’avanzata verso Nord. Il Kanhato dell’Orda d’Oro si diffuse a macchia d’olio, ma non raggiunse Novgorod: il generale inverno ne fermò l’avanzata  …

Così accadde a Napoleone nel 1812… fu il maresciallo Ney in una lettera a narrare che i francesi non venivano sconfitti da un nemico ma dalla fame e dal freddo, le “Général Hiver”, come scrisse Le Petit Journal.

Ed anche Hitler azzardò l’Operazione Barbarossa, rompendo il patto Molotov-Ribbentrop nel giugno nel 1941 e fu battuto dal Generale Inverno…

Del generale inverno e di questo ulteriore schiaffo alla nostra umanità, che sembra tristemente  declassata  ne abbiamo parlato il 25 novembre 2022 su uno dei canali televisivi dell’Università Nicolò Cusano, da dove Roberta Feliziani, durante la trasmissione “Italia Città Aperta” (CH 264) mi coinvolge in diretta in un approfondimento del conflitto in corso perché capire è il primo passo per tentare di cambiare, anche in vista di questo Natale, che, sperando contro ogni speranza, speriamo porti un po’ di pace…

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Elisabetta II: la Regina dei due Secoli

Una sera di freddo, improvviso e pungente, che avvolge giorni percorsi da un inusuale full immersion di storia..si il 20 settembre 2022 Parliamo di storia, di Regno Unito e della Regina Elisabetta II – appena scomparsa – in una puntata di “A Spasso nel Tempo”, il programma storico di Cusano Italia TV, condotto da Fabio Camillacci.

“Elisabetta II: la Regina dei due Secoli”: un viaggio che ripercorre il cammino della sovrana britannica, che l’8 settembre scorso ha lasciato i suoi sudditi dopo 70 anni di Regno. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al Terzo Millennio, passando per la Guerra Fredda, il professor Giuliano Caroli (Docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università Niccolò Cusano) e la dott.ssa Elisabetta Esposito Martino (Il Caffè Geopolitico) cercano di ripercorrere una parabola che ha attraversato due secoli.

La regina Elisabetta II è morta a Balmoral nel pomeriggio dell’8 settembre 2022 a 96 anni: lo ha annunciato il profilo twitter ufficiale della Famiglia Reale.

I 96 rintocchi (uno per ogni anno vita della regina Elisabetta) del Big Ben, le cornamuse e The Last post, il richiamo di tromba del XVIII secolo, ci interrogano sul senso della eredità storica della regina rimasta sul trono per 70 anni, un periodo lunghissimo che ha accompagnato i principali eventi del secolo breve ed il nuovo millennio.

La morte contribuirà al declino della proiezione britannica nel mondo? questa è la domanda più insistente..

Elisabetta è ascesa al trono in seguito alla morte di suo padre, re Giorgio VI, il 6 febbraio 1952. La sua incoronazione, avvenuta il 2 giugno 1953, le ha conferito il ruolo di capo del Commonwealth.. Utilizzato nel 1649, dopo la decapitazione di Carlo I, per riunire comunità autonome nell’ambito dell’Impero britannico, di status uguale, senza alcun rapporto di subordinazione, ma unite dalla comune fedeltà alla corona e liberamente associate.

Dopo lo Statuto di Westminster del 1931, nel 1949, il Commonwealth of Nations (“Comunità delle Nazioni”) ha assunto la configurazione che Elisabetta ha veicolato nel mondo globalizzato.

Certamente il  suo funerale ha costituito l’ultimo contributo agli equilibri geopolitici del mondo globalizzato. Chi sarà l’elemento unificatore del Regno?

Molte sono le incognite geopolitiche per il nuovo protagonismo inglese nel “mondo che verrà”, per contribuire a frenare il“tramonto dell’Occidente” e tenere insieme un’aspirazione tendenzialmente globalizzatrice delle proprie élite e una richiesta di protezione che viene invece da una parte diversa dell’elettorato.

A fronte di una grossa incognita di tipo economico, che si estende dal numero di testate nucleari alla quantità di aiuti allo sviluppo tenendo conto dell’impatto economico della pandemia da Covid-19 e dei piani di spesa di entità significativa anche per investimenti domestici e welfare pubblico, dovranno essere individuate le scelte politiche più consone, mentre continua l’impegno a favore di Kiev fornendo armi offensive  dopo aver, già nel 2021, firmato un accordo per supportare l’Ucraina nel potenziamento delle capacità navali.

Riuscirà la Corona a difendere i propri sudditi perchè non siano preda di interessi economici e finanziari, declinati dalle grandi banche, in un liberismo sfrenato, fonte di diseguaglianze inaccettabili o di intollerabili autoritarismi per nuove volontà di potenza?

Riuscirà il popolo inglese a fungere da VETTORE per rendere fruibile a tutto il mondo globalizzato i principi di uguaglianza e di solidarietà?

Su questo e su molto altro riflettiamo durante questa puntata…

Voglio ricordare che questo intervento è stato possibile grazie ai lunghi anni trascorsi ne Il Caffè Geopolitico, una Associazione di Promozione Sociale (APS), editrice della omonima testata giornalistica, il cui scopo è quello di diffondere la conoscenza della geopolitica e delle relazioni internazionali e rappresenta un punto di incontro per conoscere e discutere dinamiche complesse, con un metodo analitico, rigore scientifico ma con un linguaggio accessibile, che richiede uno studio attento del background storico e culturale dei popoli, delle opportunità e le criticità geografiche.

Il metodo utilizzato e lo studio accurato rappresentano la trama e l’ordito per configurare  soluzioni possibili e costruire un futuro migliore, perché non c’è pace senza sviluppo umano, come scriveva proprio Papa Montini nel 1967 nella Populorum Progressio  che non è solo economico ma anche culturale, scientifico ed umano e questo richiede un profondo impegno , che è quello che tentiamo di fare..

Potete trovare il video su YouTube e su CUSANO ITALIA TV (Ch. 264 del digitale terrestre).

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POLVERE DI STELLE E DI CANNONI

Durante la notte di San Lorenzo abbiamo scrutato il cielo per scorgere qualche stella cadente, ma anche il cielo sembrava spento, intorno ad una splendida luna piena, che man mano si sbiadiva al sorgere del giorno e poi di quello successivo, il 170° dall’inizio della guerra in Ucraina.  

Un nuovo giorno soffocato dagli incendi che bruciano boschi e pinete, quasi un’eco delle fiamme dei bombardamenti incessanti in Ucraina, molto, troppo vicini alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Una lettera al segretario generale dell’AIEA Rafael Grossi ed al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres accusa la Russia per la violazione dei sette principi fondamentali della sicurezza nucleare mentre il Consiglio di sicurezza viene convocato da Mosca per denunciare attacchi ucraini alla centrale.

Centrale nucleare di Zaporizhzhia

Un mondo globalizzato che non riesce a costruire strumenti che garantiscano la pace e la convivenza tra esseri umani e tra Stati. News, informazione, fake news e disinformazione, mentre anche la polvere di stelle si confonde con quella sparata dal semovente tedesco Pzh 2000 ora in dotazione all’esercito ucraino: un soldato, un colpo ogni otto secondi, che viaggia seguendo le coordinate dei bersagli, come pervenute dai droni, fino ad una distanza di 34 chilometri: dodici esemplari della più moderna artiglieria. La guerra infuria e infurierà ancora, richiamando ciascuno di noi ad un veloce risveglio da un troppo lungo letargo.

La storia non è finita, la tragedia è iniziata. Tessiamo una trama di pace anche con l’ordito della legittima difesa.

Tessiamo trame di pace in ogni inferno prospettico, studiandolo, cercando di capire e di prevenire, tra mura reali e immaginarie, mentre estati bollenti tracimano anche in mari lontani, fino alla linea che divide Taiwan dalla Cina continentale, teatro di esercitazioni navali che prefigurano vere battaglie, sbarchi e unificazioni. L’affronto, costituito dalla visita di Nancy Pelosi, ha fatto vacillare l’unica Cina, questo principio sbandierato da tutti ma al quale ciascuno dà un suo particolare significato, già dal 1992, anno di nascita di quel “Consensus”, “consenso senza consenso”, conditio sine qua del Beijing consensus, cioè di qualsiasi accordo politico o commerciale o culturale con la RPC. La Cina è una sola, nonostante la volontà della Presidente della Repubblica di Cina, Tsai Ing-wen, forte dell’approdo ad una completa democrazia di cui è stato capace il regime, in passato dittatoriale, di Formosa. La Cina sarà una sola, entro il 2049, se non prima, alzando onde che si infrangono su rocce dure e si spiaggiano senza sabbia.

Sogni, cinesi e non, che si intrecciano con incubi di conflitti spinti troppo avanti dal tempo e dalla storia geografica di un presente insulso, fatto di illusioni e stupidità, contro le quali lotteremo sempre, cercando ogni giorno di ricostruire, mattone dopo mattone, parola dopo parola, anche con un post.

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Le derive dell’orrore

63’ giorno di guerra

Bucha, Borodyanka, Kramatorsk, Makariv…Le acciaierie di Mariupol tra feriti gravi, soldati, ancora donne e bambini in una situazione terribile…cortili dei palazzi diventati cimiteri …pochi sprazzi di “cessate il fuoco” tra missili che martellano, esplodono e tingono di rosso le amarissime lacrime…

Una devastazione inquietante, tutto distrutto da un esercito composto da soldati provenienti dai luoghi più poveri e remoti dell’immenso territorio russo ..e non solo…militari di svariate etnie che saccheggiano beni a loro praticamente ignoti ma di uso comune, fatto che ci fa comprendere come i risvolti umani legati a questa guerra siano drammatici, inquietanti ed anche difficili da comprendere e, figuriamoci, da gestire…

Le fake news abbondano e coinvolgono, da ultima, l’Austria che dichiara senza dubbi di attenersi rigorosamente a quanto stabilito dall’UE mentre la TASS sosteneva diversamente…anche questa è guerra, un confronto mediatico in cui gli idrocarburi sono solo la punta dell’iceberg.

L’Europa dell’Est si ritrova senza gas dall’oggi al domani mentre si prepara il sesto pacchetto di sanzioni, con cui la RPC non concorda ma che, in fondo, rispetta mentre guarda sfiorire il primo e il secondo corridoio della “Belt and Road Initiative”, immane progettualità delle nuove vie della seta che la guerra sta inaridendo…

Il 50’ anniversario del viaggio di Nixon a Pechino, che sancì il ritorno del governo di Pechino nel consesso internazionale, oggi ci permette di ricordare un insieme di eventi utili a comprendere il pragmatismo cinese, https://ilcaffegeopolitico.net/943810/nixon-a-pechino-50-anni-nella-ruota-della-storia che si deve districare tra un partenariato con la Russia, recentemente rafforzatosi, ma sempre collocato al 12’ posto, a fronte degli enormi interessi che legano il governo di Pechino ai primi partner commerciali e cioè agli Stati Uniti e all’Unione Europea nel suo insieme e ai singoli Paesi del vecchio continente. In questa ottica va inserito il lavoro diplomatico del Dragone che è molto lontano dalle usuali declinazioni occidentali…di cui ho parlato diffusamente con l’ambasciatore Vento..

Elisabetta Esposito Martino intervista l’ambasciatore Vento sulla Cina, tanto per spolverare un po’ di storia, di diritto e relazioni internazionali, per tentare di capire questa nuova guerra che ritorna ad insanguinare l’Europa perché solo la comprensione può spianare il cammino verso la pace…

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MUTA E ATTONITA, ALL’ALBA DEL 24 FEBBRAIO 2022, LA TERRA AL NUNZIO STAVA MUTA…

40° giorno di guerra

40 giorni fa scoppiava la guerra in Ucraina: i carri armati russi superavano le frontiere, dopo giorni di scetticismo di fronte ad un esercito schierato minacciosamente ai confini che tracimavano nell’incredibile…tutti vedevano ma nessuno pensava possibile, ed invece è accaduto!

In pochi giorni abbiamo assistito, con sgomento, sconforto, rabbia, a piogge di missili lanciati su siti strategici ma anche sulla popolazione inerme, abbiamo visto case bucate, interi piani bruciati, civili massacrati, donne violate, bimbi polverizzati..

gli orrori della guerra, di tutte le guerre.

La situazione al 14° giorno di guerra_ Avvenire

Uno stato europeo grande, ma in gran parte pianeggiante e collinare, che poca resistenza geografica può opporre all’invasore, si è invece compattato attorno ad un Presidente che, da attore avvezzo ad utilizzare i social media, prendeva con prepotenza la scena, rifiutando di mettersi in salvo all’estero…

E così  Kiev resisteva, sostenuta dal coraggio di comico che è riuscito a unire e guidare il suo popolo. E mentre gli scontri infuriavano il presidente Zelensky contattava il mondo intero, riscuotendo standing ovation persino nei parlamenti più antichi.

E la guerra continuava mentre l’armata rossa non risparmiava torture, esecuzioni sommarie e sparatorie sui civili in fuga, di cui Bucha è solo l’esempio più atroce,  mentre Mariupol veniva coperta da una pioggia di bombe ed Odessa di missili, per tacere del resto.

Dall’altra parte del confine il popolo russo, sempre più rinchiuso in una sorta di grande firewall, viene incantato dalla propaganda di Putin, che edulcora e nega con una narrazione opposta.

La prima vittima di questa guerra e di tutte le guerre è la verità.

Ma il male fatto da altri ed altrove non giustifica e non assolve.

Un altro Vietnam, un altro Iraq, un altro Afghanistan, ma ognuno di questi ci sarebbe bastato.

epa09868083 Ukrainian Soldiers inspect destroyed Russian military machinery in the areas recaptured by the Ukrainian army in the city of Bucha, Ukraine, 03 April 2022. Dmitrivka and the area around had recently been recaptured by the Ukrainian army from Russian forces. On 24 February, Russian troops had entered Ukrainian territory in what the Russian president declared a ‘special military operation’, resulting in fighting and destruction in the country, a huge flow of refugees, and multiple sanctions against Russia EPA/ATEF SAFADI

Organizzare complotti e macchinazioni davanti a tanti reporter ed a giornalisti insigni di ogni etnia è oltremodo arduo, ma la Commissione dell’UE indagherà …senza che l’ONU, ostaggio dei veti incrociati della logica bipolare del secolo passato, possa intervenire e senza che la Corte penale internazionale dell’Aja, creata per perseguire i crimini di guerra,  possa sanzionare e condannare perché ha giurisdizione solo sui 123 paesi firmatari tra i quali non compare la Russia, ma nemmeno l’Ucraina, né gli Stati Uniti e nemmeno la Cina e l’India…

E mentre i Paesi Occidentali oscillano tra sindrome di Chamberlain e Daladier e inasprimenti delle sanzioni, che a volte sembrano più un boomerang che una reale minaccia, il 40° giorno di guerra finisce ma non cominciano trattative di pace, ancora troppo lontane e troppo difficili…quanti dovranno ancora morire tra giovani che si scontrano in un odio cieco che non fa distinguere tra giusto e sbagliato, tra vero e falso?

E per far luce sul presente è necessario cercare di comprendere il passato ed è questo il cammino che inizia con questo post e continuerà giorno dopo giorno..

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新春快乐!虎年大吉! Auguri per il nuovo anno della TIGRE 2022!

Finalmente  è arrivata la Festa di Primavera 春节 (Chūnjié) iniziata nel giorno della seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, la sera del 31 gennaio 2022. Tra i distici di Capodanno appesi alle porte delle case e le decorazioni a forma di nodi, evochiamo la voglia di sciogliere la morsa virale che ancora stringe gli abitanti del mondo.

Questo nuovo anno della tigre, simbolo di forza e di coraggio, ci regala la speranza di superare questi due difficilissimi anni all’ombra della pandemia da COVID-19 per arrivare ritemprati alla festa delle Lanterne, la prima notte di luna piena, 元宵节  (Yuánxiāo jié) il prossimo 15 febbraio.

Era il 2010 ed era sempre l’Anno della Tigre quando la Cina superò il Giappone come seconda economia mondiale. Dopo dodici anni si vede all’orizzonte il traguardo di prima economia, percorribile grazie alla crescita economica dell’8,1% nel 2021, un recupero da vera tigre asiatica, nonostante l’impatto della COVID-19, come mai visto in un secolo.

L’anno della tigre è stato annunciato da un evento storico: il primo gennaio 2022 è entrato in vigore  il più vasto accordo di libero scambio del mondo: l’accordo di partenariato economico globale regionale.

Questo segnale, forte come è forte la tigre, consentirà il libero scambio in un sistema commerciale multilaterale, per una sempre più ampia apertura e condivisione delle opportunità di sviluppo per il mondo globalizzato, che costituirà  un forte impulso alla ripresa economica globale.

 Dalla vigilia del 31 gennaio 22 i festeggiamenti dell’inizio della primavera 立春 Lìchūn, tenteranno di spazzare vie le ansie e le preoccupazioni del terzo anno di coronavirus, celebrato tra un’onda anomala di contagi, che, per i vaccini e per tanti studi che hanno permesso di elaborare terapie e procedure, sembrano comunque meno gravi e meno preoccupanti, fatte le dovute eccezioni.

Questa festa forse alleggerirà i pesanti lockdown che ancora devono subire, dopo un periodo di relativa tranquillità, molti cittadini cinesi, travolti da una nuova ondata di pandemia che ha messo a dura prova la “strategia zero-Covid”, adottata per sradicare i contagi. E così dopo quello di Wuhan nel 2020, sono stati ordinati nuovi ed anche più duri lockdown, accompagnati da test di massa, per 13 milioni di abitanti di Xi’an, per un milione di abitanti di Yuzhou, per 5 milioni e mezzo di abitanti di Anyang, oltre che per tutti coloro che si sono trovati in qualche modo nella città portuale di Tianjin. ..

 Se da una parte il Capodanno lunare viene a dare una ventata di allegria e di spensieratezza, dall’altra si subiscono le forti restrizioni delle autorità cinesi che cercano di frenare i contagi:    assembramenti e movimenti ridotti anche in vista dei iXXIV Giochi Olimpici invernali che inizieranno il 4 febbraio e si protrarranno fino al 20 a Pechino. 

Anche in Occidente si avviano i festival del nuovo anno, mentre i diversi governi stanno elaborando le più svariate politiche, per tentare di reagire al coronavirus, forse con regole ferree oppure invocando l’immunità di gregge. Nel frattempo in Italia l’eccellenza di una politica che ha saputo coniugare lockdown umani, sostegni e vaccini si sta incartando tra regole  poco chiare ed in continuo mutamento quando non contraddittorie, tracciamenti saltati e scuole al collasso.

Ma nonostante queste criticità e le tante sofferenze desidero fare tanti auguri di Buon Anno agli abitanti della Repubblica Popolare Cinese, compresi quelli di Hong Kong e Macao;  a tutti coloro che vivono a Taiwan, in Mongolia, Malaysia, Singapore, Filippine, Brunei, Indonesia, Corea, Vietnam, Nepal, Bhutan. ..ed anche a chi abita in Giappone dove non è più una festa, ormai dal 1873.

Buon Anno della Tigre anche alle numerosissime comunità cinesi sparse nel mondo e arrivate in Italia: godiamo questi momenti, stringiamoci intorno alle nostre famiglie, ricordiamoci delle persone sole e di quelle malate fino alla Festa delle Lanterne quando lanceremo nei cieli coloratissime lanterne, liberando i sogni e i desideri per i mesi che verranno, tra fuochi di artificio e danze dei leoni. E sia 万年粮 Wàn nián liáng) cibo per 10.000 anni,

福 Fú, una benedizione per tutti.

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LA BEFANA SUL CAMMINO DEI MAGI

Oggi è l’Epifania, la festa che celebra la manifestazione del Signore, in greco ἐπί (epì) φαίνω che vuol dire mostro, manifesto.

Durante questa festa i bimbi (e non solo) ricevono doni dai Re Magi oppure una calza riempita di dolci e regali, portata dalla Befana….ma da dove arrivano queste leggende?

Dei Magi abbiamo già parlato qualche anno fa..

La Befana è una vecchietta brutta, anzianissima, col naso adunco, vestita di stracci che trova nella dea romana Diana, che solo tardivamente sarà identifica nella greca Artemide, l’archetipo della sua figura, in quanto colei che stabiliva il potere della regalità, dea della caccia.

Questa immagine della Befana richiama anche quella dell’anno vecchio e ci ricorda che il passato, con tutti i suoi affanni (soprattutto il coronavirus), sta finendo ed un anno nuovo si apre all’orizzonte. E così anche la Befana passa di casa in casa, volando sulla sua scopa, che non è la nimbus 2000, quella è di Harry Potter!!

Ma il racconto più bello sulla Befana viene tramandato attraverso alcune leggende dei primi cristiani in cui i Re Magi intercettano la Befana…

Botticelli_Adorazione dei Magi

Ora ve la racconto:

Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, tre magi, forse re secondo Tertulliano ( II secolo) o probabilmente astronomi, ma comunque sapienti che, come ha detto Benedetto XVI, «scrutavano il cielo» per trovare Dio, senza indugio, cioè senza pensare a se stessi e disposti a lasciare i propri affari, si misero in viaggio seguendo una stella, apparsa nel cielo improvvisamente..

Cercavano un nuovo nato, il re dei Giudei, del quale avevano visto la luce, capace di illuminare il cielo buio della loro esistenza e così si misero in cammino, pur sapendo che sarebbe stato lungo ed incerto perché la meta non era conosciuta..

Dopo aver macinato migliaia di chilometri, sempre guidati dalla stella, si ritrovarono vicino Betlemme. Stanchi ed affaticati chiesero ospitalità ad una vecchina che fu gentilissima con loro e, pur essendo poverissima, non esitò ad usare tutto il cibo che le rimaneva per preparare un gustoso pasto ai suoi ospiti. Finita la cena li salutò e indicò loro la strada più breve verso Betlemme, dove la stella brillava per la presenza di un Re destinato a salvare tutte le nazioni…

I Re Magi, colpiti dall’amore della vecchietta, le chiesero di andare con loro così che anche lei potesse dare dei doni al Bambino e conoscere il Signore…la vecchietta però guardò a se stessa, era vecchia, avanti negli anni, affaticata e malata e proprio non ce la faceva a percorrere tanta strada e poi aveva usato per i Magi tutti i suoi averi, non aveva altro, come poteva andare?….

I Magi partirono dispiaciuti e la vecchietta, triste e senza più nulla, si avviò verso la sua casa, disadorna e poverissima. Quando aprì la porta non credette ai suoi occhi: ogni stanza era bellissima, piena di tappeti e cose preziose e la cucina stracolma di dolci e di ogni genere di cibo. I Re Magi l’avevano riempita di doni per ricambiare la sua generosità.

La vecchietta capì che bisogna sempre guardare in alto perché Dio ricompensa i suoi figli, li stupisce e li ama immensamente …Dopo essersi rattristata molto per  la sua poca fede, ma sicura di voler donare gratuitamente quello che gratuitamente aveva ricevuto, decise di raggiungere i Re Magi salendo sulla sua vecchia scopa che magicamente da una ramazza spelacchiata era diventata un mezzo di trasporto velocissimo. Stupefatta si accorse poi che sul manico  più caricava sacchi pieni di giochi e di dolciumi maggiore era l’equilibrio …

E così la vecchia cominciò a percorrere i cieli, sulla sua scopa, scrutando la terra per non lasciarsi sfuggire nessun bambino, sperando di incontrare il Bambino Gesù..

Nel frattempo i Re Magi si erano fermati da ogni piccolo portando dei doni, nella speranza di scorgere in ciascuno il piccolo re…passando così di casa in casa fino a quando, in una stalla di Betlemme, videro cadere la Cometa: il Re era là e solo a  lui donarono la mirra, amara come la Passione, l’oro, che ne confermava la regalità e l’incenso che ne svelava la divinità, come raccontava S. Ireneo.

La vecchietta, chiamata Befana (sempre da φαίνω) da allora porta i doni ai Bambini, regalando tutto quello che i Magi le avevano donato, che non finisce mai ..

La leggenda narra che la Befana raggiunta infine la grotta di Betlemme, trovò anche lei il Bambinello.. ma vide i re Magi assorti, attoniti e non volendo disturbarli dalla contemplazione dell’eterno…decise di continuare lei a girare per il mondo a dare doni ai piccoli.

Per questo i popoli che ricevono doni dai Re Magi sono meno di tutti quelli che li ricevono dalla Befana.

Buona Epifania a tutti!!

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BUON ANNO IN GIRO PER IL MONDO 2022

Questa galleria contiene 3 immagini.

Brindiamo tutti, coraggio!!, nonostante la pandemia che ancora attanaglia il mondo. Nessuno immaginava, se non qualche storico esperto di epidemie, che dopo due anni il mondo fosse ancora sotto scacco di un virus, che non è nemmeno un essere vivente… … Continua a leggere

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NATALE 2021

 È Natale di Madre Teresa di Calcutta

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.


È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi che relegano gli oppressi
ai margini della società.


È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.


È Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

Buone Feste!!!

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中国传说 – Leggende dell’antica Cina – Leggenda in attesa del Natale

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  ore  minuti  secondi

fino a

NATALE

Il Signore dell’Eternità aveva creato il giorno e la notte.

La notte era così buia che nessuno aveva il coraggio di uscire di casa per avventurarsi dove non vedeva nulla..

Mentre tutta le famiglie stavano chiuse in casa appena tramontava il sole, un bimbo si svegliò prima dell’alba e, avvolto da tenebre spaventose, cercò la madre annaspando con le manine, ma non riuscendo a toccare la sua mamma fu colto da un moto di ansia..il panico lo invase e gli diede talmente tanta forza che riuscì a scendere dal lettino …il bimbo a tentoni girò per le stanze cercando la sua mamma fino a che non trovò la porta di casa ed uscì.

Fuori la notte era nera più della pece e del carbone e fittissime tenebre avvolgevano il creato.

Il Genio dell’Aria si prese pensiero per il bimbo e andò a parlare col Fuoco raccontandogli del coraggio del bambino che nonostante il buio fitto era andato in cerca della sua mamma.

Il Fuoco si commosse al sentire la vicenda e ordinò a tutti i suoi figli di prendere una lampada e, con essa, di andare a passeggiare per il cielo.

I figli del fuoco, felici di trascorrere una notte diversa, corsero nel firmamento e lo illuminarono.
La moglie del fuoco, per essere sicura che i suoi piccoli non si perdessero, decise di uscire anche lei con una lampada ancora più grande.

Il piccolo bimbo della Terra vide così tante luci e, felicissimo, le chiamò stelle e poi vide la luce più grande e la chiamò Luna e poi, finalmente, trovò la sua mamma, la riabbracciò e da questo abbraccio nacque la Terra.

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Vogliamo essere la voce di chi non ha voce

Ho partecipazione l’8 ottobre 2021 alle 22:30 trasmissione “Dire Donna Oggi” dal titolo L’Europa di fronte alla minaccia jihadista: parte 2, andata in onda su Cusano TV, emittente televisiva dell’Università “Nicolò Cusano” insieme all’On. Gianna Gancia, (deputata al Parlamento europeo); Laura Quagliuolo (attivista Cisda); Souad Sbai (politica, scrittrice, presidente Acmid-Donna Onlus ); Elisa Saltarelli (direttrice di #PrimaPagina).

Il mondo occidentale ha abbandonato questo popolo martoriato, la lotta al terrorismo è conclusa.

Le truppe USA e NATO hanno lasciato indecorosamente l’Afghanistan, devastato da decenni di conflitti e ora sul baratro di una furiosa guerra civile, che rischia di avere conseguenze gravissime per la popolazione e soprattutto per le donne afghane.

Basta così ha detto Biden.

Ma non basta alle donne.

Non basta a chi crede nei valori democratici, nell’uguaglianza e nella libertà.

Ma non basta condannare, in primis bisogna capire, come abbiamo tentato di fare durante questa trasmissione, raccontando tanti retroscena, proprio quando si apre il sipario su una nuova convergenza, quella tra i talebani e il governo di Pechino.

Giorno dopo giorno si snoda una situazione esplosiva, che sta mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone, nell’indigenza più assoluta, che rischia di diffondersi nei quadranti vicini…proprio per questo la Cina, stigmatizzando il fallimento delle politiche Occidentali, sta tessendo una rete diplomatica per il proprio posizionamento strategico in Afghanistan, non solo per proteggere il Wakhan Corridor, possibile base logistica dei separatisti uiguri.

Compaiono all’orizzonte anche le speranze di porre fine alle continue distruzioni per ricostruire un nuovo Afghanistan, forse con gli investimenti della Belt and Road Initiative, la nuova via della Seta che ripercorre  le antiche vie di cui l’Afghanistan era il crocevia, mentre il Dragone già sfrutta i diritti estrattivi che detiene in territorio afghano per le terre rare.

Un ulteriore tassello che può consentire alla Cina di espandere la sua area di influenza in Asia Centrale ed in tutti quei luoghi “svuotati” materialmente o moralmente dall’Occidente.

Capire il groviglio afghano, la storia millenaria di queste terre, il coacervo di culture tribali può permetterci di guardare con occhi diversi e di intervenire con modi diversi.

Questa è la sfida, la sfida contro l’indifferenza, il peggiore di tutti i mali.

Guarda questo video su YouTube:

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LE VIE DELLA SETA A RAI CULTURA

Edizione 2021 della Notte Europea

della Geografia alla Sapienza

Pachamama – Madre Terra. Notte Europea della Geografia

Venerdì 9 aprile 2021  in occasione della Notte Europea della Geografia, presso il Dipartimento di Lettere e culture moderne di Sapienza Università di Roma, ho partecipato alla manifestazione promossa da EUGEO (Association of Geographical Societies in Europe) e supportata dall’Unione geografica internazionale. Nell’ambito del tema scelto per il 2021 Pachamama Madre Terra, abbiamo pensato di raccontare le VIE DELLA SETA. 

Da questo evento la RAI ha realizzato uno speciale che potete rivedere sul sito di RAI CULTURA e sul canale youtube AIIG channel

Insieme a Franco Fatigati, geografo, docente di geopolitica, e Ivo Bevilacqua, giornalista che ha contribuito al successo di importanti testate, tra le quali Repubblica, abbiamo narrato il cammino delle Vie della seta, fatto di antiche rotte, cariche di fascino, che si fondono con la leggenda, per evocare viaggi, viandanti, scambi commerciali e culturali, lingue impenetrabili e civiltà sconosciute, tracciate su mappe suggestive che raccordano il passato al futuro di una progettualità epocale.

Ascoltate la presentazione, le spiegazioni sulle carte, il racconto antico e le nuove vie della seta, la Belt and Road Initiave, 一带一路, Yīdài yīlù, una cintura, una via, che inizia dal minuto 21:43..

https://www.raicultura.it/raicultura/articoli/2021/05/Le-Vie-della-seta-2c81e7d5-9280-4750-904d-bd0b3fb369c9.html

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My poor Jerusalem

Colpi di mortai, una quotidiana pioggia di proiettili oltre a migliaia di razzi saettano da una parte all’altra della Terra Santa, fino al cuore di Gerusalemme per distruggere ed uccidere, tra strazianti sofferenze che sembrano evocare il profeta Geremia:

Colpi di mortai, una quotidiana pioggia di proiettili, migliaia di razzi saettano da una parte all’altra della Terra Santa, fino al cuore di Gerusalemme, per distruggere ed uccidere, tra strazianti sofferenze che sembrano evocare il profeta Geremia:

Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande;

Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata, perché non sono più. (Matteo 2,17-18)

E infatti non sono più, perché sono stati uccisi, ad oggi, 10 israeliani e 212 palestinesi, tra i quali troppi bambini (dati di Repubblica 18 maggio)…

Questi morti ed i tanti feriti rendono il clima ancora più bollente, mentre alcuni giusti marciano fianco a fianco: sono ebrei, arabi cristiani e palestinesi, che reclamano calma, pace, cessazione delle ostilità, sono tanti, ma in balia dei pochi che, timorosi di perdere il potere, stanno giocando le ultime carte, sia da una parte che dall’altra, allontanando ogni ipotesi di governo allargato, di collaborazione, di ricostruzione, spingendo le frange più estremiste, foraggiando il terrorismo.

E tutto è iniziato proprio a Gerusalemme, la Città Santa per il popolo ebraico, eretta sul Monte Sion, il cui cuore pulsante era nel Sancta Sanctorum del Tempio di Re Salomone, e tutto finirà sempre a Gerusalemme, per la quale la Scrittura prospetta un avvenire diverso:

“Così dice il Signore degli eserciti: Le mie città avranno sovrabbondanza di beni, il Signore avrà ancora compassione di Sion ed eleggerà di nuovo Gerusalemme” (Dal profeta Zaccaria 1, 17)

Tutto è cominciato a Gerusalemme, suolo sacro per i Cristiani, su cui Gesù Cristo consumò la sua passione e visse il Mistero della Pasqua, che viene trasformata in archetipo della Chiesa, di una Chiesa che nel passato ha animato furiose Crociate ma oggi ha il coraggio di far luce sul buio della storia, chiedendo a gran voce di aprire la strada del dialogo e del perdono, per forgiare pazienti costruttori di pace e di giustizia, in un cammino di speranza comune e di convivenza tra fratelli.

In Gerusalemme lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno…(Atti 10, 39.40)

Eppure “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra”. (Atti 1, 7-8)

La testimonianza cristiana serve oggi a Gerusalemme e nel mondo multipolare e nel Consiglio di Sicurezza che riunisce i grandi della terra, intenti a parlare di pace ma a costruire la guerra seguendo le traiettorie del business.

La Cina, presiedendo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha prospettato una sorta di nuova Camp David, a Pechino…è difficile che la RPC usi una tattica che non sia parte di una strategia molto più complessa, convincendo il mondo della propria terzietà…ma la storia ci insegna dove arrivavano (o iniziavano?) le vie della seta, che intercettavano la via dell’incenso e incrociavano le rotte greche e romane….

Cesarea marittima

Del resto la pace sul Mediterraneo non è solo affar nostro, ma anche un prodromo della riuscita della Belt and Road…perché gli affari rifioriscano, il benessere ritorni in queste terre povere, che sono il centro del contendere.

Nazareth

La terra, la patria di cui è alla ricerca il popolo di Israele, eterno pellegrino e che reclama il popolo palestinese che se la vede strappare, anche a Gerusalemme, al-Quds ovvero la Santa o al Quds al sharifa, la Nobile Santa, di cui si fa cenno nella Sura 17:1 del Corano, una terra che Dio “ha colmato di benedizione per i popoli.” (21:71)

Gerusalemme, che tanto stupore suscita negli occhi dei visitatori e che ha stregato anche me, ogni volta che sono entrata nelle sue porte ed ho contemplato da lontano la luce della Qubbat al-Sakkra, la Cupola sulla Roccia, che sorge dal 685 sulla spianata del Tempio, sul Monte Moria, dove Abramo si incamminò col figlio Isacco, sperando contro ogni speranza.

Ed oggi il richiamo ad Abramo, padre di tutte e tre le religioni monoteiste, possa rendere questa speranza contro ogni speranza più attuale che mai…

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Le “Due Sessioni” che gelano la Primavera di Hong Kong

Il ponte sul mare più lungo del mondo, che attraversa il delta del fiume delle perle, unisce Zhuhai a Macao ed Hong Kong e, lungo il suo percorso, si getta in gallerie sottomarine, inabissando anche i sogni di libertà, sognati nel corso di una lunga primavera, fiorita di giallo come gli ombrelli che hanno rappresentato il simbolo dei movimenti di protesta dal 2014 fino ad oggi. Le manifestazioni oceaniche che hanno infiammato sempre più l’ex colonia, sono state spente dall’idrante rappresentato dalle Due Sessioni che, in meno di un anno, hanno introdotto la legge sulla salvaguardia della sicurezza nazionale, vigente dal primo luglio 2020 e, nel marzo 2021, hanno approvato incisivi emendamenti all’allegato I e  II della Legge fondamentale della RAS di Hong Kong riguardanti il sistema elettorale, una chiara risposta alla reiterata quinta richiesta di una piena democrazia, attraverso elezioni a suffragio universale.

La fine del modello “Un Paese due sistemi”
Il nuovo apparato di sicurezza tentacolare sta impattando profondamente sul modello “Un Paese, due Sistemi”, assicurando una solida presenza dei rappresentanti del governo della Repubblica Popolare sul territorio dell’ex colonia e consentendo di perseguire penalmente tutti i comportamenti riconducibili, anche solo vagamente, a tradimento, sovversione, secessione e sedizione, eventualmente in collusione con le potenze straniere. 

Conseguenze ancora più gravi si celano dietro le riforme elettorali che riguarderanno le modalità di selezione del Capo del Governo, fino ad oggi designato da un Comitato Elettorale di 1200 componenti, con una procedura elettorale di secondo grado. Viene prevista una più rigorosa selezione del Comitato, che arriverà a 1500 componenti, ed un meccanismo di salvaguardia che riserverà la candidatura alla carica di Chief Executive (oggi Carrie Lam) ai soli “patrioti”.

Il nuovo Comitato nominerà anche i 20 membri che si aggiungeranno ai 70 componenti del Consiglio Legislativo, in cui solo la metà dei membri veniva eletta a suffragio universale diretto, in circoscrizioni delimitate geograficamente (Geographical Constituencies) a fronte di un’altra metà dei seggi ricoperti attraverso la rappresentanza delle categorie professionali, nei cosiddetti “collegi funzionali”. In questo modo sarà impossibile il controllo dell’organo da parte degli eletti a suffragio universale, il cui numero è probabilmente destinato ad essere ulteriormente ridotto.  

La fucina della nuova Cina
Sul ponte, che si può attraversare dopo un controllo stringente quanto veloce, fatto con sofisticati macchinari capaci, grazie all’intelligenza artificiale, di verificare la coincidenza fra riconoscimento facciale, impronte digitali, temperatura corporea e numero di patente, viene applicata la normativa della RPC che sta penetrando inesorabilmente fino al cuore di Hong Kong, travolgendone la Legge Fondamentale, ultimo baluardo delle libertà di cui godevano i sette milioni di cittadini dell’ex colonia, modificandone lo status internazionale, erodendone l’autonomia, l’indipendenza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti umani.

Il ponte, frutto delle più avanzate capacità costruttive ed economiche, simboleggia la piena integrazione di Hong Kong nella nuova Cina, tecnicamente efficientissima, che si è riscattata dalla secolare immagine di Paese arretrato scientificamente, ed è l’ultima tessera del mosaico della ricostruita sovranità di un Impero plurimillenario violato dai trattati ineguali.

La narrazione di Xi Jinping
In questa ottica il governo di Xi Jinping rivendica l’applicazione della giurisdizione domestica per quanto concerne Hong Kong e l’applicazione del principio dell’unica Cina per quanto riguarda Taiwanderubricando come affari interni le questioni legate alla minoranza uigura dello Xinjiang. Il presidente presenta la via cinese al socialismo, con la sua eccellenza culturale, in una prospettiva multilaterale, come un nuovo modello non solo per affrontare la pandemia e superarne i drammatici esiti, ma anche per una proiezione internazionale del soft power cinese che correla ad uno sviluppo inclusivo e sostenibile il raggiungimento di un’armonica pace globale.

Un’altra Primavera finita
E così anche questa primavera è stata spazzata via, decretando “la fine di Hong Kong come il mondo l’ha conosciuta”come ha twittato Joshua Wong, anche grazie ad un Occidente in crisi che non riesce a ridare vigore ai valori democratici, sommersi da una soporifera indifferenza soggiogata dal business.

Per sciogliere questo gelo e costruire nuovi ponti tra est ed ovest, è necessaria una legislazione coerente all’istituzione del regime globale di sanzioni dell’Ue in materia di diritti umani, senza deragliare, per esempio, di fronte agli interessi correlati all’Accordo complessivo sugli investimenti con la Cina o all’intesa sul gasdotto russo Nord Stream 2, che possono inficiare la credibilità stessa dell’Unione, nella misura in cui non rendano effettivamente non negoziabili i valori fondamentali delle democrazie avanzate.

L’auspicio finale è che il ponte, che attraversa il delta del fiume delle perle, possa rappresentare anche domani un luogo di incontro tra est ed ovest e, nel grande gioco strategico tra superpotenze che stanno riorganizzando l’ordine globale, ridare nuova linfa ai valori occidentali, fondendoli con l’ispirazione orientale attenta ai doveri e ai bisogni collettivi per fare, del nuovo mondo multilaterale, una comunità umana dal destino condiviso, ma senza oppressori e senza gulag. Questa è la vera sfida.

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ARTICOLO PUBBLICATO SU AFFARI INTERNAZIONALI:

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LA DEMOCRAZIA IN CINA TRA MILLE CONTRADDIZIONI: QUALE FUTURO?

Il 26 Febbraio 2021 dalle 9:00 alle 11:00 sono stata invitata come relatrice della tavola rotonda:

“La democrazia in Cina tra mille contraddizioni: quale futuro?”

Relatori:

Elisabetta Esposito Martino, giurista sinologa

– Serena Console, giornalista – China Files


– Guido Samarani, Professore ordinario di Storia della Cina e di Storia e Istituzioni dell’Asia Orientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.


– Lorenza Scaldaferri, Autrice per Lo Spiegone

Moderatore:


– Federico Giuliani, giornalista Inside Over (Asia)



Abbiamo trattato:

L’eredità della rivoluzione culturale di Mao Zedong; Il sistema politico cinese attuale; La politica interna di Xi Jinping.

Il dibattito si è poi acceso sui diritti umani negati, riflettendo sull’accusa alla Cina di genocidio della popolazione uigura.

La discussione si è conclusa discutendo sul rapporto tra Hong Kong e la Cina e la probabile fine del principio “un Paese, due sistemi”.

Potete rivedere qui la tavola rotonda:

https://www.youtube.com/watch?v=tREHo37dESk

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新年快乐!中国年看西安

Auguri per il nuovo anno del bue 2021!

La Festa di Primavera 春节 (Chūnjié) è iniziata la sera dell’11 febbraio con il cenone e terminerà con la festa delle Lanterne il 26 febbraio.

Il mondo sta cambiando, anzi è già cambiato, tra i lussureggianti festeggiamenti del capodanno cinese. Nelle principali città, come nei luoghi più remoti del Paese di Mezzo e come in ogni spazio eletto per i festeggiamenti l’ingresso è vigilato: si entra solo con il semaforo verde! Questo “passi” è nascosto tra le app di ogni cellulare, con cui si paga, ci si scambia biglietti da visita e si è registrati fiscalmente. Non la nostra app  “immuni” che, diciamo la verità, è scomparsa nella privacy dilatata da governi incerti.  

Questo mondo, che sta correndo a una velocità mai sperimentata prima, è ancora nell’occhio di un ciclone che sta spezzando vite e spazzando via le ceneri di un mondo passato, ma solo da poco. E mentre soffiano molti venti, i loro nomi cambiano e all’austro, al ponente si sostituisce quello della globalizzazione, che unifica anche i virus nella speranza che i suoi picchi diventino presto colline dolci, dove ritrovarci, liberi dal male e cambiati in bene.

In questo vortice siamo stati travolti e siamo oggi ancora impietriti, ferme le nostre vite, le nostre economie ed ora i nostri pensieri che non riescono più ad uscire, a ripensarsi, ad esistere. L’umanità intenta a programmare è diventata solo presente e l’amore langue, senza futuro.

Sfruttiamo questo tempo, accettiamo di fermarci a riflettere, su noi stessi e sul mondo che ci circonda. Vivere non è non perdere tempo ma accettare il tempo, quello che passa, tra le rughe della nostra fronte, quello che fugge, con la gioventù e quello che impallidisce come il dolore che si rammenta solo a tratti.

Fermiamoci noi questa volta, a parte il lockdown, la nostra fretta di vivere e il nostro edonismo, per ripartire, rinnovati e cambiati.

Il mondo non sarà mai più quello di prima, dopo questa tragedia, ma dovrà essere diverso e migliore, e questo dipende anche da noi, da quello spazio piccolo e grande della responsabilità personale che Madre Teresa ricordava dipendere da noi, che siamo creati da Dio per cose più grandi: amare ed essere amati!

Guardiamo a questo festoso capodanno pieni di speranza in un mondo nuovo, fatto di pace, di armonia e di amore.

鱼跃龙门

Il pesce salta oltre il cancello del drago e gli ostacoli saranno superati e si aprirà un tempo nuovo.

Ogni etnia, ogni popolo, ogni fede sono necessari per creare un mondo diverso dove far sbocciare la giustizia, far maturare i frutti della speranza per trasformare la nostra madre Terra in un giardino di pace.

(da una preghiera di Nabil Mouannès, un prete del Libano)

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GIORNATA DELLA MEMORIA PER ESSERE ANCORA TESTIMONI DEI TESTIMONI

Il 27 gennaio ci ricorda che in quel giorno, nel 1945, l’Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz, in Polonia, dove ancora settemila prigionieri si aggiravano affranti, attoniti e sconvolti tra i segni di una ferocia inumana e le masse di cadaveri ammucchiate che i nazisti non era riusciti ad occultare, prima della fuga.

I volti dei deportati che solo avvicinandosi prendono forma

Come non ricordare anche  il 16 ottobre 1943 quando il rastrellamento del ghetto impresse una ferita indelebile tra gente romana, come e più di noi, all’acme di una follia incomprensibile, resa possibile per tanta indifferenza che ancora aleggia tante, troppe volte su le molte tragedie che ancora vagano nel mondo, cercando nuovi giusti che vi si oppongano.

sullo sfondo le immagini drammatiche della vita nei campi di concentramento

 In questi giorni straziati dal coronavirus, in cui tutti stiamo attenti a non fare, a non assembrare, a stare lontani, in cui questa memoria sembra un po’ impallidita, vi ripropongo una mostra toccante, sconvolgente a tratti, che tanto ha fatto risuonare le corde più recondite della nostra anima, come omaggio a tutte le vittime della Shoà che, da questo blog, possa onorare la memoria nonostante la pandemia.

la riproduzione di un vagone in cui venivano trasportati i deportati

La Shoah suscita emozioni ed angosce che nascono nel profondo, quando gli occhi vedono una realtà, fino a quel momento diafana e lontana, che prende forma palpabile e si fa concreta, per divenire la scena in cui la disumanizzazione dello sterminio riesce ad accendere una nuova fiaccola, quella della memoria, che, di testimone in testimone, arrivi alle generazioni future per dissipare le” tenebre dell’indicibile” ed “il terrore di uno spazio non terrestre” (Primo Levi)

Testimoni dei Testimoni. Ricordare e raccontare Auschwitz

27 gennaio, una data per ricordare la Giornata della Memoria, un simbolo, l’Olacausto, da non dimenticare, insieme a tutte le tragedie che accompagnano il nostro tempo. Rammentiamoci sempre che la cattiveria dell’uomo esiste e va combattuta fuori e dentro di noi, perché non torni mai più a galla dai nostri cuori e perché impariamo a fermarla intorno a noi.

 per creare una catena che, dai testimoni oculari, che il passare degli anni sta portando via inesorabilmente, agganci i più giovani, testimoni dei Testimoni, in una rete di trasmissione che consenta alla memoria di non perdersi nel tempo e nello spazio, ma di rimanere ferma, come traccia indistruttibile di una storia inenarrabile di demolizione umana che non deve ripetersi mai più.

.raccontare l’orrore dei lager, per non dimenticare. Mai.

IL GIORNO DELLA MEMORIA

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Buon anno 2021

Auguri per un anno migliore nel quale tutti noi possiamo diventare migliori… Una sfida ai nostri egoismi per un mondo più umano
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Uno strano 8 dicembre

Uno strano giorno questo 8 dicembre 2020, che è tinto del bianco delle rose, che il Papa ha deposto all’alba tra le braccia dell’Immacolata di piazza Mignanelli, accompagnate da una preghiera assorta, tra vigili stupiti e passanti per caso.

foto TGCom24 Mediaset Play

Un giorno strano, di rose bianche e Regioni colorate come semafori, che ci permettono di entrare e uscire o ci chiudono in casa, avvolti spesso da timori e tremori, nascosti dietro mascherine super filtranti, oppure colorate, qualcuna anche con Babbo Natale….

Un giorno bagnato dalla pioggia battente, che raccoglie le lacrime di donne e uomini inquieti e straziati. Fa freddo, ma nemmeno troppo, perché sentiamo più freddo nel forzato “distanziamento sociale”, nel non poterci incontrare, abbracciare e salutare. Stare lontani, evitare affollamenti e assembramenti, perché sono tanti i morti nel mondo, ma in Italia sono veramente troppi e così impallidisce la festa dell’Immacolata, che anima ogni anno Roma e dà l’avvio al Natale, che quest’anno accende nuove luci, piene di speranza che tutto finisca, come ci pare prefigurato dai primi vaccini somministrati in Gran Bretagna.  

Un giorno graffiato dall’emergenza sanitaria dovuta alla Covid-19, un giorno che risale al lontano 1857 e che porta il Pontefice anche a S. Maria Maggiore, davanti all’icona di Maria Salus Popoli Romani, la stessa che è stata portata in una piazza S. Pietro deserta il 27 marzo quando solo la pioggia accompagnava la preghiera per l’umanità ammutolita e incatenata dal lockdown esteriore e dall’inquietudine interiore.

Un giorno sfiancato dall’operazione cashback che è stata una grande fatica, proficua per pochi e con mille dubbi di complessità, un giorno in attesa del voto sulla riforma del Mes che aggiunge timori a timori, in un’instabilità eretta a sistema.Un giorno in cui è caduta la neve sulle montagne mentre il Mose rimaneva spento, nonostante l’acqua, tanta acqua.

Un giorno strano questo 8 dicembre in cui risuonano ancora, negli stessi silenzi, le preghiere che invocano l’intercessione di Maria, stella del mare in questa tempesta, che pare senza fine, affinchè porti salute al corpo e conforto allo spirito.

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BIDEN KAMALA E LA F DI TRUMP

We did it. Biden alla fine ha vinto, con calma e con pazienza e con Kamala Harris.  Ce l’ha fatta come 46° Presidente degli Stati Uniti.

Questo logo, elegante e minimalista, è stato utilizzato per indicare un’elezione diversa, macchiata dalla Fraud, dalla frode che il voto postale (e non solo) avrebbe prodotto, causando la mancata rielezione di Trump che, non accettando la sconfitta, minaccia di impegnare stuoli di avvocati, in un crescendo di calunnie, ricorsi, istanze, memorie, fino ad un pubblico dibattimento per un processo kafkiano. Ma « nessuno aveva calunniato Trump, poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli …perse le elezioni»..

Queste elezioni sono state perse poco prima di perdere definitivamente tutti quei valori che hanno reso gli Stati Uniti un posto speciale. Questo Paese che per anni ha costituito il porto della libertà dove, tra mille contraddizioni e centomila atrocità, comunque si approdava per ..poter fare, Yes we can, non importa che, ma si può fare, un luogo dove le rivoluzioni pacifiche hanno reso evitabili le rivoluzioni violente, un posto dove con tanto impegno e fantasia ogni sogno si può realizzare…

Dopo che l’idea di libertà sul cui telaio è stata tessuta la democrazia si è appannata dietro muri e chiusure, si parla di nuovo di sanità, proprio ora e più che mai, visto che siamo travolti dal covid, di lavoro, di diritti civili, di sostenibilità ambientale

E come ha detto, tra le lacrime, l’avvocato e scrittore Van Jones alla CNN, non solo gli americani ma tutto il mondo spera che sia possibile

dire ai giovani “il carattere conta, essere una brava persona conta”

dire agli immigrati “non devi preoccuparti che il presidente non ti voglia in questo paese”

ridare respiro a tutti coloro che hanno detto: “Non respiro”perchè  George Floyd davvero non era solo.

Dispiacersi per chi ha perso sapendo che per un sacco di gente oggi è una bella giornata.

E da domani parleremo di cosa questa elezione dirà al mondo… e alla Cina naturalmente.

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PoSoC19: politiche sanitarie Cina Europa Mondo

L’autrice di questo BLOG fa parte della rete internazionale PoSoC19

https://www.posoc19.org/

research network POSOC-19 (POwers and SOcieties facing the Covid-19 Crisis)

da un’idea di

Jean-Michel De Waele (Jean-Michel.De.Waele@ulb.be)

Professeur de science politique (CEVIPOL), Université Libre de Bruxelles

Laurent Sermet (laurent.sermet@sciencespo-aix.fr)

Professeur à l’Institut d’études politiques, Aix-en-Provence UMR ADES 7268, Aix-Marseille Université

La rete analizzerà le ricomposizioni politiche e giuridiche degli Stati e dei regimi politici di fronte a Covid 19. A questa rete partecipano già 192 ricercatori di 45 Paesi dei 5 continenti.

La crisi sanitaria che il mondo sta attraversando è senza dubbio la prima “crisi globale” contemporanea che minaccia il mondo con l’anomia diffusa e la sua nuova opzione economica, la globalizzazione.

Ha colpito la Cina, sta prendendo piede in Europa, sta colpendo duramente gli Stati Uniti e sta progredendo rapidamente in altri continenti.

Lo stesso problema da affrontare, in una temporalità ridotta da parte di stati diversi, ricchi, emergenti o poveri, solleva questioni affascinanti per le scienze sociali e politiche. Per capire, dobbiamo fare un confronto, diceva G. Sartori.

La questione della ricerca riguarda la governance della crisi sanitaria nei suoi aspetti politici e legali.

La crisi sanitaria che il mondo sta attraversando è senza dubbio la prima “crisi globale” contemporanea che minaccia il mondo con l’anomia diffusa e la sua nuova opzione economica, la globalizzazione.

Ha colpito la Cina, sta prendendo piede in Europa, sta colpendo duramente gli Stati Uniti e sta progredendo rapidamente in altri continenti.

Lo stesso problema da affrontare, in una temporalità ridotta da parte di stati diversi, ricchi, emergenti o poveri, solleva questioni affascinanti per le scienze sociali e politiche. Per capire, dobbiamo fare un confronto, diceva G. Sartori.

La questione della ricerca riguarda la governance della crisi sanitaria nei suoi aspetti politici e legali.

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USA contro Cina, dalla diplomazia del ping pong al tavolo da poker

  • La chiusura dei consolati di Houston e Chengdu apre una nuova fase nelle relazioni sino-americane, molto lontana dai toni cooperativi e concilianti degli anni Settanta.
  • Trump gioca su più piatti la sua scommessa elettorale, mentre Xi aggiorna la propria narrativa che si snoda in uno scontro a tutto campo con Washington per la supremazia globale.
  • Tale scontro rappresenta però anche il duello definitivo tra il modello americano e quello cinese, profondamente diversi e ostili l’uno all’altro.

Le opposte chiusure dei consolati di Houston e Chengdu rappresentano una svolta nei rapporti tra Cina e USA. I due Paesi, che si contendono la leadership globale, sono infatti giunti a una fase di scontro senza precedenti in cui si intrecciano sanzioni e ritorsioni, frutto di una visione del mondo molto diversa, destinata a contrapporsi in maniera sempre più forte.

1. UN PASSO INDIETRO

Correva l’anno 1979 quando gli Stati Uniti e la Cina allacciarono le relazioni diplomatiche, dopo dieci anni di paziente tessitura, che ebbe come momenti cruciali l’ingresso nel 1971 di una squadra statunitense di ping pong sul territorio cinese e, nel 1972, la visita ufficiale di Nixon, che mirava ad uscire dalla trappola del Vietnam, a Mao, il quale, abbandonate le fazioni più radicali, voleva rompere l’isolamento economico e politico successivo ai gravi scontri con l’URSS sul fiume Ussuri e nello Xinjiang. Moltissima acqua è passata sotto i ponti da quando venne aperta proprio a Houston la prima sede diplomatica cinese in territorio americano e la mano, tesa da Washington ad un Paese povero e arretrato in funzione anti-sovietica, non serve più a tenere una racchetta da ping pong per incamminarsi sulle strade del dialogo, ma a sbattere il pugno su un tavolo in cui le carte sono più che mai sparigliate. Gli americani vogliono oggi difendere il proprio primato, sul quale incalza il Dragone, intenzionato a raggiungere e superare l’avversario per riprendere il ruolo di potenza economica globale, che ha rivestito nel corso di molti secoli e che la storia, scritta dai colonizzatori occidentali, ha semplicemente cancellato. Questa accesa partita a poker è ben visible nella recente vicenda dei consolati di Houston e Chengdu: Trump ha ordinato la chiusura del primo con l’accusa di spionaggio industriale e Xi ha risposto alla “provocazione politica” con la chiusura del secondo, rimbalzando le accuse e riaprendo il gioco.

Fig. 1 – Pechino, febbraio 1972: il Presidente Richard Nxon e il Premier Zhou En-Lai, insieme a Henry Kissinger, iniziano il terzo giorno di colloqui formali per stabilire relazioni diplomatiche tra i loro Paesi. Sullo sfondo un arazzo raffigurante il giovane Mao ve i suoi trattati sul comunismo

2. L’ESCALATION DEL 2020

Corre oggi l’anno 2020, l’anno della pandemia da coronavirus, che ha già prodotto acerrime frizioni tra i due Paesi con pesantissime accuse reciproche che hanno rasentato la fantascienza, ma che risultavano funzionali alle necessità interne, legate agli errori commessi da entrambi, a fronte di una crisi sanitaria di tale portata da destabilizzare tutto il mondo globalizzato, devastato da una gravissima recessione economica. Corre anche l’anno delle elezioni americane, che Trump vuole vincere a tutti i costi giocando la carta anti-cinese, che può rivelarsi un boomerang per i riflessi che la guerra dei dazi ha prodotto, facendo a pezzi i mercati finanziari e anche i coltivatori del Midwest, bacino d’utenza dei voti trumpiani, ma che potrebbe rivelarsi un jolly se si verificasse un ulteriore innalzamento dei toni, sufficiente a distrarre un elettorato sfiduciato e impoverito, compattandolo intorno al proprio Presidente, difensore delle libertà contro i comunisti cinesi (cattivi per antonomasia).
E corre l’anno dell’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale, che potrebbe segnare la fine dell’autonomia di Hong Kong, in palese contrasto con gli accordi sottoscritti con la Corona britannica. Questa scelta determina forti dubbi sull’affidabilità internazionale della Cina, già accusata di non garantire una reale protezione dei diritti umani, soprattutto in Xinjiang e Tibet, né della proprietà intellettuale, e di utilizzare pratiche commerciali sleali, gestite da aziende di Stato cinesi, da quest’ultimo supportate e sostenute attraverso un sistema normativo poco affidabile, che non tutela gli operatori economici. L’approvazione del nuovo codice civile cinese appare una risposta strategica, ma tutta da verificare.

Fig. 2 – La chiusura del consolato americano a Chengdu dopo che l’Amministrazione Trump ha ordinato la chiusura di quello cinese a Houston, 26 luglio 2020

3. UNA PARTITA DI POKER

In questa escalation si riassume lo scontro epocale tra il modello americano e quello cinese, la cui narrativa è sempre più corposa e coinvolge l’ideologia di fondo di uno Stato, il cui socialismo con caratteristiche proprie esplicita la stretta connessione col confucianesimo, che, a sua volta, stigmatizza il sistema democratico come causa ultima del caos in cui versano i Paesi occidentali. In questo confronto sistemico, l’auspicio è che si abbandoni questo tavolo di poker, fatto di “quattro assi, bada bene di un colore solo”, e si ponga fine all’attacco alla democrazia”, che corre da Portland ad Hong Kong, per rilanciare un mondo di libertà e pace.

Elisabetta Esposito Martino

pubblicato il 29 LUGLIO 2020 sul caffé geopolitico…continua a leggere

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Cina: Due Sessioni per un solo sistema

  • Le due sessioni si sono tenute con due mesi di ritardo e con modalità non rituali.
  • Nonostante le difficoltà sono state prese decisioni fondamentali per l’apparato legislativo (il nuovo codice civile), per il welfare e per prevenire nuovi contagi.
  • Approfittando del marasma internazionale si sta anche tentando di scardinare il principio “un Paese, due sistemi”, nell’ottica di un’unica Cina in cui anche l’autonomia di Taiwan è minacciata.
  • Riuscirà il Governo di Pechino con questi presupposti a mantenere stabilità e credibilità?
Le Due Sessioni posticipate a causa del coronavirus

DUE SESSIONI ORDINARIE MA STRAORDINARIE

La pandemia da coronavirus ha fatto slittare di due mesi la terza sessione plenaria della 13° legislatura dell’Assemblea Popolare Nazionale (APN) e la sessione annuale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (chiamate Liǎnghuì 两会, two sessions), in un momento in cui la crescita dell’economia cinese si è arenata. Durante una sola settimana di confronto, a fine maggio, tra distanziamenti, mascherine e videoconferenze, sono state esaminate le questioni più importanti, già discusse nell’ambito del Partito Comunista (PCC). I rapporti tra i massimi organi di Governo, per alcuni versi ridisegnati dalla revisione costituzionale del 2018, lasciano più ampi spazi di manovra alla leadership del PCC, che può vantare il compimento del cammino giuridico con la promulgazione del nuovo codice civile, riguardante i diritti personali e di proprietà, il diritto contrattuale e di famiglia. Questo traguardo rappresenta un momento fortemente simbolico per il Governo della RPC, che conclude il lungo processo di allineamento del sistema cinese agli strumenti giuridici dei Paesi più avanzati, pur mantenendo le proprie peculiarità, frutto di cinquemila anni di storia, declinata con il socialismo con caratteristiche cinesi.

Il Presidente Xi Jinping

GOVERNANCE AUTORITARIA E WELFARE

Le materie oggetto di esame e formale deliberazione, hanno spaziato dalla politica interna a quella internazionale, in un momento di pesante recessione che il Dragone deve in qualche modo arginare, per sperare di riprende la sua corsa al primato globale. I gravi contraccolpi derivati dal coronavirus non consentono, per la prima volta dalla fine dell’epoca maoista, di fissare i nuovi obiettivi relativi al tasso dicrescita. D’altra parte il Governo deve anche offrire un pacchetto di provvedimenti sociali molto corposi, inseriti nel piano di rilancio dell’economia, in cui si prevede un nuovo tipo di crescita, inclusiva e sostenibile, per far fronte anche ai problemi legati alla crisi dell’economia globale. Ad ampi interventi sul reddito, per stemperare il disagio legato a milioni di disoccupati, si aggiungono gli aiuti per le piccole e medie imprese e per specifici settori, quali la robotica, l’e-commerce, ed i trasporti. L’obiettivo interno più importante è quello di sradicare lapovertà, che affligge ancora milioni di cinesi e che il lockdown, molto stringente, ha sicuramente aggravato.

Un grafico del China’s National Bureau Statistics sul calo della povertà in Cina negli anni scorsi. Il Paese deve comunque fare i conti con milioni di persone che vivono ancora in gravi ristrettezze economiche | Fonte: CGTN

PROVVEDIMENTI BIOSANITARI

Lo stridente contrasto tra le campagne, ancora arretrate, e i modernissimi apparati urbani comporta problematiche sempre più ingestibili che, sicuramente, hanno contribuito allo scoppio della recente epidemia. Ecco che dall’APN vengono approvate nuove norme sullo smaltimento dei rifiuti e sulla sicurezza alimentare, decretando il divieto assoluto del commercio e del consumo di animali selvatici per la prevenzione delle epidemie. Dato che già in passato simili normative erano state approvate e poi ampiamente disattese, questa volta sono state accompagnate da una serie di politiche multi-livello con interventi sociali, culturali e educativi, accompagnati da una più precisa definizione delle funzioni e delle responsabilità degli organi periferici che tante criticità hanno disvelato, in sede di coordinamento, durante la pandemia.

I mercati Cinesi sotto accusa per la diffusione della SARS CoV2

VENTI DI GUERRA

Questi provvedimenti, volti a reagire alla campagna mediatica americana e internazionale che addossa alla Cina la colpa di una diffusione così vasta del SARS-CoV-2, si aggiungono all’aumento del 6,6% del budget militare, e rivelano la priorità data alla sovranità nazionalealla sicurezza e allo sviluppo, come rappresentato dalle questioni bandiera della RPC: Taiwan e Hong Kong. La situazione della Repubblica di Cina è tornata sulle prime pagine dei giornali non solo dopo le ultime elezioni realmente democratiche ma, soprattutto, per l’ottima gestione della pandemia, che ha saputo coniugare un sostanziale rispetto dei diritti umani e delle libertà con scelte efficienti ed efficaci. Alla luce di ciò l’OMS, con gli auspici americani, ha dedicato un po’ di spazio all’isola, nonostante la decennale diatriba sulla presenza della ROC nelle sedi internazionali, in quanto Paese ormai riconosciuto da pochissimi Stati. Nel corso delle Due Sessioni non sono mancate quindi le forti affermazioni del principio dell’unica Cina, che postula una riunificazione inarrestabile, su cui Pechino non transige.

Conferenza stampa di Carrie Lam, capo del Governo di Hong Kong, sulla nuova legge per la sicurezza nazionale approvata da Pechino per l’ex colonia britannica, 3 giugno 2020

LA SPINA NEL FIANCO

Hong Kong, vera spina nel fianco della leadership di Xi Jinping per le proteste che infiammano la Regione amministrativa speciale ormai da troppo tempo, avallate dall’ampia vittoria nelle ultime elezioni, ha rappresentato il vero focus delle due sessioni.  A partire dalle ennesime proteste per la gestione del lockdown, poco stringente, per non aumentare la distanza, già abissale, tra gli honkonghesi e gli abitanti del continente, che molti danni ha causato nell’isola, il Parlamento ha approvato una nuova “legge per la sicurezza nazionale”, che già nel 2003 era stata adottata, in attuazione della previsione contenuta nell’art. 23 della Legge Fondamentale di Hong Kong, che prevede la promulgazione nell’ex colonia britannica di alcune misure repressive per i reati di alto tradimento, sedizione, secessione o sovversione. Dopo vivaci dibattiti allora il progetto di legge venne sospeso sine die. Ma il giorno è arrivato e l’APN ha deliberato, costretta dalla necessità di una più coesa stabilità, nel timore di una frenata: Hong Kong rappresenta infatti un hub indispensabile allo sviluppo economico, finanziario e tecnologico della Greater Bay Area,  il polo di innovazione che già rivaleggia con la Baia di San Francisco. Da un punto di vista legale il Governo di Pechino applica quanto già previsto nella mini-Costituzione di Hong Kong, ma da un punto di vista sostanziale si configura una sorta di violazione dell’autonomia del Porto dei Profumi, garantita di fronte alla comunità internazionale. A che gioco vuole giocare la Cina ce lo diranno comunque le modalità di applicazione del codice civile e del principio “Un Paese, due Sistemi”, nel contesto del nuovo grande gioco strategico tra superpotenze che stanno riorganizzando l’ordine globale, i cui esiti al momento sono carichi di incertezze.

Elisabetta Esposito Martino

pubblicato sul Caffé Geopolitico il 10 GIUGNO 2020

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La complessità della Via della Seta sanitaria

Una riflessione sul progetto della Health Silk Road, rafforzato dall’emergenza coronavirus e al centro delle nuove interazioni della Cina con il mondo globalizzato.

  • L’emergenza sanitaria internazionale ha dato modo alla Cina di riproporre la Health Silk Road, nel tentativo di ridare slancio alla Via della Seta.
  • Lo strumento è quello di una nuova forma di diplomazia, quella del coronavirus, che ha coinvolto anche l’Italia e aggiunto un nuovo tassello alla governance sanitaria globale.
  • Le iniziative cinesi hanno riacceso il dissidio con gli Stati Uniti, dove Trump lancia gravi accuse a Pechino per far dimenticare i guai economici della pandemia e vincere le elezioni.
  • La pandemia travalica quindi i confini sanitari creando ripercussioni in grado di cambiare il panorama geopolitico mondiale.
Il mondo in preda alla pandemia da coronavirus

LA VIA DELLA SALUTE

Dal 2017 il Governo cinese ha ideato un altro ramo di Via della Seta, quello della salute, una nuova strategia in cui si prevedeva, in esito alle esperienze pregresse, non solo di mettere in atto sistemi idonei a contenere focolai di contagi nei momenti di crisi, ma soprattutto di organizzare una rete di ricerca e di alleanze ospedaliere. Alla creazione di infrastrutture, idonee ad offrire servizi sanitari essenziali, al fine di raggiungere una copertura universale, si aggiungono risorse umane specializzate e una vasta produzione e offerta di medicinali. Un particolare insieme di necessità e interessi, che potevano dare nuova rilevanza alla Belt and Road Initiative (BRI), oggetto di critiche e di perplessità sempre più diffuse nelle aree interessate (dall’Asia centrale al Medio Oriente fino all’Africa e all’Europa), alcune delle quali politicamente instabili e anche geograficamente impervie. Un ulteriore problema emerso nel corso del tempo è legato allo spettro di debiti insostenibili per gli Stati più deboli, che potrebbero spingerli ulteriormente nell’orbita cinese.

Infermiere lottano contro il coronavirus

PROSPETTIVE DELLA HEALTH SILK ROAD

Al momento dello scoppio della pandemia, la cui gestione è stata oggetto di aspre critiche, la leadership di Pechino ha creato nuove narrazioni, per reinterpretare le percezioni negative di un evento che rischia di far deragliare la macchina del sogno cinese di dominare il mondo. Ecco dunque l’aggancio alla Health Silk Road, la Via della Seta per la salute (健康 丝绸之路 Jiànkāng sīchóu zhī lù), attraverso la quale  si è offerta una vasta gamma di aiuti ai Paesi BRI in difficoltà, prima fra tutti l’Italia, grazie alla cornice giuridica del Memorandum di intesa del 2019 che consente collaborazione in campo sanitario e non solo. Un nuovo tassello alla governance globale, fatto di solidarietà e cooperazione, per la quale la Cina ha versato all’OMS 20 milioni di dollari.

Il Presidente cinese Xi Jinping insieme al Presidente Conte

LA DIPLOMAZIA DEL CORONAVIRUS

I rapporti con l’OMS hanno così contribuito a tessere un’altra trama di quella tela con cui avvolgere il mondo, ispirata dalle Vie della Seta per la salute globale, attraverso la “diplomazia della Covid-19”  con cui viene dato un forte impulso al canale dei commerci della Nuova Via della Seta, declinati tecnologicamente, ed implementati da nuovi investimenti infrastrutturali. Attraverso queste reti vengono fornite merci ora essenziali, naturalmente prodotte in Cina, molto spesso vendute a caro prezzo, come respiratori, mascherine, tute protettive cui si aggiungono interventi di equipe altamente specializzate, messe a disposizione insieme a raffinate tecnologie. In tal modo il Governo di Xi Jinping ha aggirato parte dei rigorosi controlli relativi agli acquisti da parte di soggetti extra UE, dopo aver visto naufragare molte operazioni economiche e finanziarie a causa del Golden Power, che prevede l’individuazione e la protezione degli asset strategici nei settori ad alta intensità tecnologica, dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. A ciò si aggiungono circa 3 miliardi di dollari investiti dal 2010 sul mercato dell’informazione dell’Unione, accusata dagli USA di aver edulcorato il report sulla disinformazione cinese sul coronavirus.

Farmaci e medicina tradizionale cinese, una nuova strategia per la via della seta

LO SPETTRO DI UNA GRANDE RECESSIONE E NON SOLO

Nel frattempo, sullo sfondo dello scenario mondiale, travolto dallo scoppio dell’epidemia da SARS CoV2, compare lo spettro di una nuova grande recessione che ha raggiunto gli Stati Uniti, dove la Covid 19 ha colpito milioni di americani, causando morte, perdita del lavoro e, con esso, l’assistenza sanitaria. Trump promette il vaccino per tutti ma non pare intenzionato ad un ampliamento dell’Affordable Care Act per il significato simbolico della lotta all’Obamacare, nonostante gli esiti imprevedibili per le elezioni presidenziali ormai alle porte e caratterizzate da una politica di scontro aperto con la Cina. Le accuse di aver manipolato i dati sul contagio e di non aver dato l’allarme per tempo sull’epidemia arrivano alla fantapolitica, cioè all’accusa rivolta al Dragone di aver creato il virus in laboratorio, possibilità smentita da eminenti scienziati, anche americani e di cui né Pompeo né altri hanno ancora tirato fuori le prove.

Mascherine dalla Cina per l’Italia

GUERRA DEI DAZI E GUERRA TRA SOGNI

D’altro canto il forte sostegno dato dagli USA alla Repubblica di Cina, non solo in ambito OMS, ma in un contesto geopolitico traballante, appare sicuramente una mina vagante per i possibili esiti, anche militari, che potrebbero travolgere il Mar Cinese meridionale, da Hong Kong a Taiwan e creare onde anomale in tutto il resto del mondo. A ciò si aggiunge il cammino faticosamente percorso per l’accordo commerciale che ha permesso il primo armistizio dopo una pesante guerra guerreggiata sui dazi, che pesantissime ripercussioni ha creato a livello globale, e che pare stracciato da un Presidente a caccia di voti e travolto dalle critiche per la pessima gestione dell’emergenza Covid-19. E’ chiaro quindi che il binomio difesa e sicurezza, in una società complessa, vada declinato in molte forme, e coniugato con la sanità ma anche con una oculata politica estera, a sostegno delle istanze sociali e delle prerogative economiche. D’altro canto l’elettorato americano farà la sua scelta tra breve e tale scelta ci dirà se il sogno americano avrà ancora un fascino molto superiore a quello del sogno cinese, oppure se l’umanità ha perso la capacità di sognare.

Elisabetta Esposito Martino

28-5-2020

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IOSTOACASA #stayathome La Cina dopo lo shock coronavirus

  • L’epidemia da coronavirus ha impattato pesantemente non solo sulla vita quotidiana, ma su tutto il sistema politico, economico e sociale della RPC, già per molti versi in affanno.
  • La gestione dell’emergenza sanitaria ha creato molte inquietudini e ambiguità che hanno anche rivelato le enormi capacità tecnologiche raggiunte dal Dragone.
  • La pandemia che sta flagellando il mondo sta diventando così l’occasione per la Cina, superata l’emergenza, di offrire aiuti e porsi come protagonista del nuovo ordine globale al quale aspira.

IL TRAGICO INIZIO DEGLI ANNI ’20
Al termine del quarto plenum del XIX Comitato Centrale del PCC, tenutosi dal 28 al 31 ottobre 2019, era emerso lo sforzo per procedere con un forte accentramento dei poteri, al fine di dare attuazione alla costruzione delle “nuova era” annunciata dal Presidente Xi Jinping attraverso la risoluzione, sempre mantenendo fermi i principi, di problematiche gravi quali le proteste di Hong Kong, il rallentamento economico, la guerra dei dazi… Dopo pochi giorni un’inaspettata emergenza sanitaria, repentinamente esplosa in tutta la sua gravità, travolgeva l’intera Cina: l’epidemia da coronavirus, iniziata a Wuhan, nell’Hubei, dal 17 novembre 2019 (sembra questa la data) e identificata il 9 gennaio 2020 come SARS-CoV-2. I coronavirus, chiamati così per il particolare aspetto a forma di corona, che possono causare malattie respiratorie dagli esiti più vari, sono diffusi in molte specie animali (cammelli, pipistrelli..) e a volte riescono a fare il salto di specie e trasferirsi negli esseri umani, come la nuova Covid-19, che fa parte dei sette già identificati a partire dagli anni Sessanta.

People's Daily Life Gradually Recovers In Shanghai : Foto di attualità
Passeggeri sulla metropolitana di Shanghai dopo la fine dello stato d’emergenza in Cina, 31 marzo 2020

L’IMPATTO DEL CORONAVIRUS
La Cina era molto diversa nel 2002-2003, durante la battaglia contro un altro coronavirus, la SARS-CoV (Severe Acute Respiratory Syndrome), che, essendo molto aggressivo, provocava subito una polmonite molto severa: ciò consentiva l’immediato isolamento dei contagiati, impedendo la diffusione della malattia, che infettò circa 8mila persone causando circa 800 morti, ma che non si è più registrata dopo il 2004. Ciò produsse un allentamento del divieto di commercializzazione della fauna selvatica, nel 2020 reiterato con nuove più stringenti normative. Molto più contenuta è stata la diffusione dell’epidemia di MERS-CoV (Middle East Respiratory Syndrome), scoppiata nel 2012 in Arabia Saudita e non diffusasi in Cina, ancora più aggressiva per i danni non solo polmonari, ma anche renali e gastrointestinali che provocava, che ha causato 1.200 contagi e 500 morti ed è tenuta tuttora sotto controllo. Il SARS-CoV-2 ha avuto l’epicentro nella RPC, a causa di un’infettività molto alta dovuta al fatto che lascia asintomatici, o quasi, l’80% dei contagiati. La scoperta di questa particolarità ha indotto il Governo di Pechino a misure di contenimento rigidissime, che in effetti hanno sortito l’effetto di frenare la pandemia.

Director General Of The World Health Organization, Tedros Adhanom, Visit To Beijing : Foto di attualità
Il Presidente cinese Xi Jinping insieme al direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom, 28 gennaio 2020

UN MODELLO CINESE ANCHE PER LA COVID-19
Le misure adottate hanno comportato gravi e profondi strascichi per il pesante impatto creato non solo sulla sanità, già traballante nella maggior parte dei Paesi, ma su tutta la realtà economica e sociale, prima interna alla Cina e poi, a cascata, dell’intero mondo globalizzato, travolto in breve tempo dalla pandemia. Il primo effetto in Cina si è avuto sull’apparato di informazione, che ha messo in campo un sistema di sorveglianza sempre più sofisticato, che ha utilizzato più di 200 milioni di telecamere, idonee a produrre cluster di Big Data che possono identificare le differenze sintomatologiche con grande precisione, avvalendosi di Intelligenza Artificiale, robotica e device connessi. In tal modo non solo veniva impedito qualsiasi movimento ai pazienti sottoposti al regime di quarantena, ma potevano essere mappati i movimenti dei potenziali infetti, intercettando le persone senza mascherina, e procedendo a scansioni termiche su larga scala grazie al software di rilevamento della temperatura “contactless” e al riconoscimento facciale anche per i visi coperti, grazie anche al vasto utilizzo di droni. L’isolamento imposto ha limitato le libertà di movimento e di circolazione, subordinandole a scelte autorizzative da parte della catena dei responsabili preposti, a partire dai singoli moduli abitativi fino ai funzionari apicali locali, sovente oggetto di aspre critiche soprattutto per l’uso di app che consentono o meno gli spostamenti, e che stanno disciplinando anche il lento rientro alla normalità.

CHINA-HEALTH-VIRUS : Foto di attualità
Volontari medici rientrano a casa dopo avere aiutato nella lotta al virus a Wuhan, epicentro dell’epidemia, 31 marzo 2020

LA NARRAZIONE POLITICA CINESE
Lo stato di eccezione derivato dalla portata e dalla gravità della pandemia COVID-19, che rappresenta certamente una gravissima minaccia per la salute pubblica, sta richiedendo ovunque una notevole limitazione e privazione delle libertà costituzionali, comunque oggetto di costante garanzia nei Paesi di consolidata democrazia. Le misure adottate in Cina, che in realtà hanno sortito ottimi effetti in quanto molto stringenti, hanno prodotto una grave compressione dei diritti, contemplati dalla Costituzione della RPC, ma usualmente limitati alla luce del maggiore interesse della collettività e dell’establishment del Partito Comunista. A fronte di ciò, la narrazione del Governo di Pechino, che si è avvalso di vere liturgie patriottiche, attinte dalle più svariate epopee della tradizione cinese, ha mostrato una Cina pioniera delle nuove tecnologie, e non più solo fabbrica del mondo, veicolando un modello cinese anche in relazione al coronavirus. Dopo un approccio iniziale difficile per la “diffusione di false informazioni”, che in realtà erano grida di allarme di eroici medici, il Partito Comunista ha facilmente convogliato il popolo in una nuova lotta contro un nemico invisibile, ma anche molto reale, contro il quale si è scesi in battaglia a ranghi serrati, col supporto dei colossi dell’industria tech. Negli ultimi giorni, attraverso l’intelligenza artificiale, è stata messa a punto una TAC, che è stata fornita a 100 ospedali delle province di Hubei, Guangdong e Anhui, in grado di individuare in pochi minuti nuovi casi di coronavirus con una probabilità del 96%, senza attendere i tempi dei tamponi.

CHINA-HEALTH-VIRUS : Foto di attualità
Un abitante di Wuhan passa di fronte a una bandiera del Partito Comunista, 31 marzo 2020

UN MODELLO INCRINATO
Le modalità di gestione dell’emergenza, coordinata con strutture di ricerca cinese d’eccellenza, in costante contatto con i virologi di chiara fama e con l’OMS, e l’efficienza della macchina tecnologica cinese hanno frenato definitivamente il contagio da coronavirus consentendo alla RPC di uscire lentamente dall’incubo. Le contraddizioni emerse sono però tante, in particolare rispetto ai dati diffusi, probabilmente poco trasparenti verso l’esterno e molto pericolose all’interno, per la mole raccolta e per le eventuali ripercussioni sulla privacy dei cittadini cinesi, i cui diritti sono stati violati con detenzioni arbitrarie e una costante repressione della libertà di parola, in un contesto di carente accesso alle informazioni. Anche la sospirata fine dell’emergenza, per altri versi, sta causando vastissimi problemi, non solo per le frontiere provvisoriamente chiuse a un business che stenta a ripartire, ma soprattutto per i contrasti tra province, dove stanno esplodendo episodi di intolleranza, drammatico esito di tensioni represse, come accaduto sul ponte del fiume Azzurro, che collega Hubei e Jiangxi, per un arbitrario posto di blocco voluto dall’Amministrazione locale. Il ritorno alla normale vita lavorativa per riprendere la corsa al primato mondiale appare più che mai irta di difficoltà.

Elisabetta Esposito Martino

16-4-2020

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#IOSTOACASA #stayathome GUERRA AL CORONAVIRUS ED INTANTO GUARDO L’EVENT- ONE SUI DIRITTI E LE LIBERTà NEGATE

Nessuno di noi avrebbe mai pensato, dall’oggi al domani, di trovarsi in guerra, a combattere contro un nemico invisibile, i cui fendenti sono però visibilissimi sui polmoni delle persone, spesso segnati da danni irreversibili…

Nessuno di noi avrebbe mai pensato di ritrovarsi chiuso a casa, per proteggere se stessi ma soprattutto gli altri, in una clausura impensata e impensabile, che oggi è realtà.

Siamo in guerra contro questa infezione da SARS-CoV-2 (il nome scientifico di questo malefico Coronavirus) che ha una velocità incredibile nel trasferirsi da persona a persona, come un insaziabile colonizzatore. Ma se stiamo a casa la diffusione rallenta, il sistema sanitario non va in emergenza e tutti possiamo scamparcela o guarire…

Nel frattempo godiamoci questo splendido filmato, che riassume l’event-one dello scorso anno, organizzato dall’Osteria volante http://losteriavolante.it/event-one-2019/

Abbiamo parlato di molti regimi, cercando di entrare nelle pieghe più recondite delle civiltà più lontane, non solo per denunciare i diritti umani calpestati, ma anche per comprendere le diversità così che sia possibile trovare nuove strade di pace e di felicità, per tutti gli uomini.

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Cina, Italia e gli effetti del coronavirus

Era il 25 di gennaio, si stavano preparando i festeggiamenti per il capodanno cinese mentre io cercavo di preparare un post sul nuovo anno del topo, quando l’epidemia del coronavirus 2019-nCoV, che già stava travolgendo Wuhan (武汉 Wǔhàn), una grande città che conta 11 milioni di abitanti, capoluogo della provincia di Hubei (湖北省 Húběi Shěng) dal dicembre 2019, esplode deflagrando con tutta la sua aggressività…

Il 31 dicembre 2019 il governo cinese rende noto all’Organizzazione mondiale della Sanità che si stavano verificando casi di polmonite che non rientravano nelle tipologie note, su cui la comunità scientifica doveva indagare…

I quasi 60 milioni di abitanti della provincia, da quei giorni, si ritrovano a combattere un nemico infingardo e pericoloso, che appartiene ad una famiglia di virus noti, che causano il raffreddore ma anche sindromi più gravi, come la Mers o la Sars, ma è nuovo in quanto mai identificato in precedenza nell’uomo: il Covid-19.

L’11 gennaio 2020 la RPC conferma che il primo malato è deceduto: il virus, che sembrava all’inizio limitato ad un epicentro circoscritto, comincia la sua propagazione e velocemente arriva in Italia.

https://www.affaritaliani.it/coffee/video/cina/coronavirus-dalla-cina-un-cartoon-sulla-guerra-alla-covid-19-di-wuhan-655375.html

Oggi, 1 marzo, i decessi risultano essere oltre 2.900, ed i contagiati 86.000; in Italia sono oltre 1.500 i malati ed i morti 34.

Un’epidemia globale che ci costringe da un lato ad una lotta senza quartiere, dall’altra a riflettere sulla nostra vita, sui capisaldi della nostra società, sugli effetti sulla nostra economia, ma non solo…perché sarà necessario alzare lo sguardo dai numeri e dal PIL e rivedere tante dinamiche.

mappa di sky tg24

Secondo i dati raccolti con il Progetto EINITE – Economic Inequality across Italy and Europe 1300-1800, la disuguaglianza economica ha caratterizzato sempre lo scorrere dei secoli e dei millenni con delle dinamiche di lungo periodo che ne hanno confermato il costante aumento, ma con due eccezioni: il periodo compreso tra le due guerre mondiali e quello successivo alla peste nera del 1348.

Dopo quella terribile pandemia la società non fu mai così egualitaria ed attenta all’elaborazione di nuovi strumenti quali i cordoni sanitari e le procedure standardizzate.

La magistra vitae costituita dalla storia ci rammenti che, mentre combattiamo il COVID-19,  forse è giunta l’ora di rivedere anche altre dinamiche ed in particolare quelle che stanno producendo il costante e continuo aumento della forbice che divide i sempre più ricchi, sempre più sparuti, dai moltissimi poveri, avvoltolati in una spirale di miseria, che sta ingurgitando le fasce medio basse e forse anche le medie, sempre più in difficoltà e sta minando alle basi la stessa stabilità del mondo, soprattutto in Africa, ma anche in tante zone, flagellate dalla guerra e dalla fame.

Perché questa battaglia contro il male virale si estenda a combattere tanti altri mali, sempre più diffusi e sempre più gravi, che non sono coronavirus, ma si diffondono altrettanto velocemente e fanno danni ancora più gravi…sete di potere, egoismo, indifferenza, ignoranza..

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IL GIORNO DELLA MEMORIA

LA FIACCOLA DELLA MEMORIA

La Shoah suscita emozioni ed angosce che nascono nel profondo, quando gli occhi vedono una realtà, fino a quel momento diafana e lontana, che prende forma palpabile e si fa concreta, per divenire la scena in cui la disumanizzazione dello sterminio riesce ad accendere una nuova fiaccola, quella della memoria, che, di testimone in testimone, arrivi alle generazioni future per dissipare le” tenebre dell’indicibile” ed “il terrore di uno spazio non terrestre” (Primo Levi)

la riproduzione di un vagone in cui venivano trasportati i deportati

Il tentativo di riaccendere questa fiaccola è stato quello della mostra “Testimoni dei Testimoni. Ricordare e raccontare Auschwitz

https://www.palazzoesposizioni.it/evento/giorno-della-memoria

 per creare una catena che, dai testimoni oculari, che il passare degli anni sta portando via inesorabilmente, agganci i più giovani, testimoni dei Testimoni, in una rete di trasmissione che consenta alla memoria di non perdersi nel tempo e nello spazio, ma di rimanere ferma, come traccia indistruttibile di una storia inenarrabile di demolizione umana che non deve ripetersi mai più.

I volti dei deportati che solo avvicinandosi prendono forma

A questo scopo, anno dopo anno, dei giovani vengono invitati a ripercorrere le tappe delle deportazioni durante “il Viaggio della Memoria” ad Auschwitz e Birkenau. Tra questi Marta Bugatti, Simone Capuano, Gabriele De Pascalis, Manuela De Pascalis, Livia D’Urso Flavio Fontana, Claudio Pastecchi, Michela Ponticelli, Mirela Carmen Rebega, Sara Ruffini, Filippo Zannini, insieme al Collettivo  Studio Azzurro (artisti italiani pionieri nell’impiego dei nuovi media e nella poetica dell’arte partecipata), decidono di raccontare l’orrore dei lager accompagnando lo spettatore in un percorso reale che coinvolge corpo e spirito, per non dimenticare. Mai.

sullo sfondo le immagini drammatiche della vita nei campi di concentramento

Anche noi del Caffè Geopolitico

https://www.ilcaffegeopolitico.org/102062/la-fiaccola-della-memoria-accesa-al-palazzo-delle-esposizioni-di-roma

abbiamo camminato con questi giovani negli spazi espositivi, che ci hanno affascinati e inquietati. Siamo entrati nel buio di un vagone, simile ad uno dei tanti che trasportava uomini ridotti come bestie, mentre, tra le tenebre ogni minuto più spesse, abbiamo sentito risuonare la voce metallica del Führer seguita da quella del duce, durante il famigerato discorso del 1938 a Trieste. https://www.youtube.com/watch?v=IsoQdrnKDK4  e mentre queste parole rimbombavano ancora nel vagone, le porte si sono aperte su uno spazio semi vuoto in cui campeggiano foto di deportati e punti di ascolto mentre si accavallano i racconti dei sopravvissuti ed i filmati originali dei campi di sterminio.

Gabriele De Pascalis ci racconta come è nata l’idea di questa mostra?

Gabriele: l’idea è nata dopo il nostro Viaggio della Memoria del 2016, che ha suscitato in noi un’impellente necessità: quella di trasmettere tutto quello che avevamo visto e ricevuto dai deportati sopravvisuti che ci accompagnavano. I testimoni diretti della Shoah sono ormai vecchi e, pienamente consapevoli della fine sempre più vicina, ci hanno pregato di non interrompere la trasmissione di questa memoria. Lo abbiamo promesso a Sami Modiano https://www.ilmessaggero.it/video/sami_modiano_birkenau_intervista-4259506.html

e abbiamo così onorato questo impegno.

Che cosa vi ha colpito particolarmente?

Gabriele: siamo rimasti emozionati nel vedere la forza con cui i testimoni rievocano momenti di grande dolore per far sì che la loro memoria non finisca nell’oblio. Noi ragazzi abbiamo preso questa loro energia riversandola in un progetto del Comune di Roma (Memoria genera Futuro) da cui nasce la mostra “Testimoni dei Testimoni”. La Shoah sembra a tutti un evento passato, sicuramente terribile, atroce ma passato. Noi siamo invece consapevoli che non è così. In un periodo in cui si ha paura dello straniero, del diverso e tanti sono gli emarginati ed i perseguitati, solo la memoria di ciò che è stato potrà salvarci.

Quali sono i momenti fondamentali del percorso?

Gabriele: La parte fondamentale della mostra è il racconto delle nostre personali esperienze sul Viaggio della Memoria, su cosa ha significato per noi. La mostra non ha solamente uno scopo storico ma acquista un valore esperienziale: il visitatore che ascolterà quelle testimonianze automaticamente sarà come investito di una missione, contribuire a tramandare la memoria, ricevendo proprio da noi questo ‘testimone’, come una fiaccola che passa di mano in mano. E così accade nella stanza centrale dell’esposizione, in cui sarà il visitatore a dare nuovamente un’identità a chi, tra l’orrore e la barbarie di quei campi, l’ha persa: grazie a schermi sensoriali fissiamo i volti sfocati che solo attraverso di noi diventano nitidi perché l’accostarsi a queste storie e farsene partecipi ridà un senso a queste vite, ridisegnandone i tratti. 

Tenere accesa la fiaccola della memoria di questi eventi quale luce può portare al mondo globalizzato del XXI secolo?

Gabriele: Quello che ci auguriamo è che porti soprattutto una luce di speranza e di uguaglianza. Molte discriminazioni avvengono perché qualche essere umano si ritiene in qualche modo superiore, ma abbiamo capito che non è così. Siamo tutti uguali. Nessuno ha il diritto di giudicare il prossimo ritenendosi migliore.

Risultati immagini per il giorno della memoria

Nel mondo in cui viviamo c’è molta oscurità: la luce di questa fiaccola può invece illuminare le persone e renderle capaci di comprendere l’importanza della dignità umana per poter gioire della vita ricevuta in dono amando e rispettando quella degli altri.

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A Taiwan si esulta, ma sarà vera gloria?

A Taiwan si esulta, ma sarà vera gloria?

Tsai Ing-wen è stata rieletta con il 57,13% dei voti, assegnando una grande vittoria al Partito Progressista Democratico (PPD) che ha sbaragliato sia il Guomindang che gli altri partiti.

Taiwan è oggi una pedina importante nello scacchiere asiatico per vari motivi.

In primo luogo è l’unico pezzo di territorio, storicamente cinese, a non essere tornato dentro i confini dello Stato di Mezzo, ma il suo destino sembra quasi ineluttabile in quanto la RPC non riconosce l’autonomia dell’isola che, come Hong Kong, fa parte dell’unica Cina.

La ripresa economica sta come ridando vigore ad una delle Tigri asiatiche, il cui ruolo economico, come quello di Hong Kong, non è affatto trascurabile ed è probabilmente una delle concause che ha contribuito al successo della leader uscente. L’elemento dirimente che facilmente spiega la rielezione è strettamente connesso agli eventi che si stanno snodando nella vicina Hong Kong, come un’onda democratica che, alzatasi nella ex colonia britannica, si sta dirigendo verso la bellissima isola, chiamata per l’appunto “Formosa” dagli europei.

Questo gruppo di isole, al largo delle coste cinesi, si trova a circa 150 chilometri dalla Cina continentale,  tra il Mar Cinese Meridionale e quello Orientale e per motivi politici e geografici appartiene al  “cortile di casa” della RPC. Gli Stati Uniti dal canto loro, sin dall’epoca della vittoria della rivoluzione maoista, hanno cercato di fare da ombrello di protezione di fronte alla crescente assertività cinese, che considera non negoziabile il principio dell’unica Cina. La politica americana sta però abbandonando la politica incentrata sul “ pivot to Asia” di Obama  e non sappiamo se, dopo l’apertura  a Taipei di una nuova sede dell’American Institute, cui è stato erogato un finanziamento di milioni di dollari, Trump abbia intenzione di far seguire ai twitter altre azioni.

Taiwan con queste elezioni, dal canto suo, si sta guadagnando la qualifica di stato di compiuta democrazia, gestendo con la massima trasparenza i comizi elettorali e le operazioni di scrutinio e conteggio dei voti.

Possiamo sperare che questa piccola isola, approdando alla piena democrazia in tutti i suoi aspetti politici e istituzionali, riesca a lavorare per mantenere la pace in questa zona molto calda del mondo?

Dal canto suo la Cina popolare saprà gestire il nuovo ruolo internazionale,  che sta pazientemente tessendo, rimodulando  una teoria che declini la formula “un Paese e due sistemi” in termini nuovi, ertamente con caratteristiche cinesi, ma anche rispettosi dei diritti umani?

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BUON ANNO!

E IL 2020 ABBIA INIZIO!! 新年快乐

Il nuovo anno infrange la notte buia, ma non troppo, sferzata dalle luci rumorose dei fuochi di artificio, calici ricolmi di bollicine, auguri, abbracci e baci, amici senza nemici e lanterne, tante lanterne rosse che vagano nel cielo per ricordarci che la Cina, la nostra Cina è sempre più vicina.. e chi ne è più contento se non noi del blog Aurora Boreale Orientale?

Il freddo punge qui a Roma, come a Pechino, un po’ meno a New York, mentre dall’altra parte del mondo l’estate avvolge con il suo calore Sidney e ancora di più Rio de Janeiro..

Un Capodanno diverso, in tante piazze del globo, ancora stravolte dalle proteste, per la libertà, per la povertà, per giochi di potere che travalicano le persone passando per la geografia, la geopolitica e la governance…ma anche tanti disagi che sono soprattutto dello spirito, troppe volte calpestato, nel mondo monetarizzato dal business..

E poi le riflessioni, che sorvolano i confini geografici, mai così oggetto delle prime pagine dei giornali tra muri, frontiere, divieti di accesso, flussi migratori e diritti negati, come nel 2019, e come…dalla notte dei tempi…

Ma questo 2020 che si sta affacciando è comunque pieno di speranze, come ogni cosa nuova, che non si conosce e che si guarda con curiosità e stupore ed allora speriamo, auguriamo, auspichiamo un magnifico 2020 che porti pace giustizia e amore in ogni popolo e fra tutti i popoli che abitano in questa nostra Madre terra oggi e chissà in quale astro domani…

Ma tutti destinati ad un magnifico Paradiso conquistato da quel mite Bambinello sceso dalle stelle, che cercheremo di guadagnare in questo 2020, o almeno ci proveremo…

BUON ANNO A TUTTI

新年快乐

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Buon Natale

L’aria fresca del nord che si scontra con le correnti calde che corrono dalle coste africane rende tiepidi questi giorni del Natale 2019. Luci e alberi sfavillanti fanno da corona ai pochi presepi di una nazione che sta dimenticando le sue radici, per farsi avviluppare dal consumismo ristretto dalle cinghie di crisi ricorrenti, economiche, politiche ma soprattutto geopolitiche… Lasciamo questi pensieri, finché dura questo oggi in cui è nato il Salvatore, per augurarci un domani di pace, con la promessa, nel piccolissimo orizzonte di ciascuno di noi, di aprire porte nuove per scelte coraggiose, che ci mettano in discussione, anche dove non vorremmo giocare più e ci consentano di fare un passetto incontro ai nostri fratelli, di ogni angolo di mondo…

BUON NATALE A TUTTI

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Babilon SILK AND RAIN “THE SILK ROAD – Antiche suggestioni per nuovi orizzonti”…perché i libri aiutano ad essere liberi…

Una serata tiepida, mentre Roma si riveste della luce di un sole insperato che lascia lentamente il passo alle ombre della sera interrotte dal rossore di questa Nuvola in cui sono riuniti piccoli e medi editori per la Fiera Più libri più liberi  dal 4 all’8 dicembre 2019. Il nuovo centro congressi , progettato da Massimiliano Fuksas, fa da cornice all’unica fiera al mondo dedicata esclusivamente all’editoria indipendente.

Dopo una fila lunga ma snella e veloce entriamo in questa struttura un po’ avveniristica, che stride con una capitale così antica popolata da gente, noi romani, abituata a vederne di tutti i colori, da millenni…ma questi colori questa sera sono proprio tanti, ognuno per i 500 editori, provenienti da tutta Italia, che presentano le novità del proprio catalogo.  600 sono gli eventi che si susseguono, tra reading e intervalli musicali,  dibattiti e discussioni..

E’ molto interessante girare per questi stand che ci raccontano storie antiche e moderne, fantastiche o reali, scandagliano i fatti, li fotografano, li riproducono, li sentono e ce li fanno ascoltare, approcciandosi al mondo oppure al pensiero, disegnando geografie e tracciando geopolitica, narrando di posti lontani, veri o fantastici, mentre i bimbi imparano in un angolo di cultura, che forse così rara non è, e questa è una nostra speranza.

Al termine del nostro tour approdiamo allo stand di  Paesi Edizioni, e ci immergiamo in pubblicazioni internazionali che abbracciano tutti i paesi del mondo, come ci racconta il nome stesso della casa editrice, che spazia da oceano ad oceano anche grazie ad una rivista, BABILON, che si accompagna a testi di saggistica, riviste ed ebook. 

www.paesiedizioni.it

In questa BABILON, scritta  in inglese ed italiano, gli autori danno dei flash di geopolitica,  descrivendo relazioni internazionali, che si intrecciano all’economia alla finanza,  trama e ordito di un quadro che si tenta di tracciare raggiungendo, tessera dopo tessera, un mosaico fatto di fatti, eventi, ribellioni, rivoluzioni, resistenze e resilienze, per cercare di capire, comprendere,  cambiare in un impegno che coinvolge giovani e meno giovani, soprattutto noi del Caffé Geopolitico https://www.ilcaffegeopolitico.org/babilon-magazine 

   

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CONSIGLI NON RICHIESTI: ASIA

Lo stato delle relazioni

L’Asia rappresenta l’area geopolitica più importante del mondo globalizzato in cui il Governo italiano può e deve assumere un ruolo importante, inserendosi con autorevolezza nei nuovi equilibri geostrategici mondiali e tessendo una rete di relazioni internazionali efficienti ed efficaci. Nell’area, la Cina rappresenta ovviamente un interlocutore privilegiato e che merita grande attenzione da parte nostra. Pechino riconosce infatti la solidità e ricchezza culturale dell’Italia, una marcia in più che potrebbe consentirci di approfondire i legami con Pechino, forieri di opportunità enormi da una parte e terreno fertile in cui iniettare la creatività italiana dall’altra. Dopotutto siamo da sempre una fucina di filosofie e pensieri originali, che potrebbe anche dare un contributo significativo alla risoluzione della crisi di Hong Kong, in cui abbiamo non pochi interessi da tutelare. Tuttavia la Cina non può essere l’unico punto di riferimento per l’Italia in Asia. Fondamentale è anche rilanciare i rapporti con l’India, altro gigante geopolitico in divenire, che sono stati messi a dura prova negli anni scorsi dal controverso caso dei marò. Inoltre vanno intensificati gli sforzi per sostenere e incrementare la presenza italiana nel Sud-est asiatico, regione sempre più dinamica e vitale per l’economia mondiale. Una regione troppo spesso ignorata da Roma in passato e che merita invece un rinnovato interesse da parte sia del Ministero degli Esteri che della Presidenza del Consiglio

 

Le priorità

  • La “Belt and Road Initiative” e la nuova centralità del Mediterraneo. La Nuova Via della Seta potrà essere lo strumento attraverso il quale avviare una nuova era di rapporti politici, economici e commerciali, declinando il Memorandum d’intesa del marzo scorso che, proprio per sua natura giuridica, costituisce uno strumento operativo idoneo a forgiare una cooperazione bilaterale proficua, nell’ambito di un partenariato strategico globale che dovrà coinvolgere sia gli ambiti scientifici più innovativi che i beni culturali, prestando particolare attenzione alle nostre potenzialità turistiche, curando  le esportazioni dei prodotti nostrani, rappresentativi dell’Italian life style, implementando le  sinergie esistenti e creando sempre nuove opportunità. In questa ottica rientrano i percorsi della XXI Century Maritime Silk Road che fanno dell’Italia il capolinea ed il raccordo delle Vie della Seta per terra e per mare, le cui opportunità connesse ai porti e a tutti gli hub imprenditoriali che li circondano non dovranno più essere disattese.
  • Le nuove tecnologie, le ambizioni cinesi e le eccellenze italiane. Il primo atto del Governo Conte bis, in applicazione del decreto legge 11 luglio 2019, n. 64,  è stato l’esercizio  dei poteri speciali relativamente  all’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G, chiamato “Golden power”, urgente in quanto legato a scadenze normative, ma foriero di conseguenze politiche da incanalare nella loro potenzialità. Le reti di 5 generazione (5G) sono attualmente il principale terreno di scontro nella sfida lanciata da Trump con la guerra sui dazi alla Cina, superpotenza scientifica e tecnologica, che contende agli Stati Uniti il primato mondiale, contrapponendo alla Silicon Valley la Great Bay Area. In questo campo si può giocare la battaglia italiana, implementando le eccellenze nelle nanotecnologie, nei big data, nel cloud computing ed in tutti i settori di rilevanza strategica, offrendo eque condizioni alle imprese cinesi, approfondendo la cooperazione, intensificando le sinergie, per rendere l’Italia un partner insostituibile. Questo richiederà investimenti in innovazione, insieme ad un’azione diplomatica vivace. In questo modo l’evidente asimmetria dei rapporti tra Italia e Cina, temperata dal contesto europeo e dalla fedeltà atlantica, potrà fare del nostro Governo un partner insostituibile per il Paese di Mezzo.
  • ……continua a leggere sul Caffé Geopolitico https://www.ilcaffegeopolitico.org/111018/consigli-non-richiesti-asia
  • articolo di Elisabetta Esposito Martino
  • pubblicato il 10/9/2019
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LEGGE DI STABILITà, TANTE CRITICITà, RICORDANDO i CONSIGLI NON RICHIESTI AL NUOVO GOVERNO

Era il 10 settembre 2019, e la nostra redazione del Caffè geopolitico ha pensato di buttare giù qualche idea, da inviare sul web al nuovo governo.

Li abbiamo battezzati “consigli non richiesti”, ma quando mai i governi hanno ascoltato i consigli? Da sinologa penso a Confucio (551-479 a.C. Kong Fuzi, il “maestro Kong” 551-479 a.C.) che vagò cercando un regno in cui sperimentare le proprie pratiche di governo, ma non lo trovò…non dandosi per vinto ha però lasciato un’eredità culturale ed un pensiero filosofico che ha forgiato la Cina per migliaia di anni ed ancora oggi, dopo l’azzeramento del passato operato da Mao, soprattutto durante la rivoluzione culturale, diffonde il suo vigore e la sua validità.

Ritornando a noi: sono passati quasi 2 mesi dalla pubblicazione dei nostri consigli, ma tra legge di stabilità, problemi economici, incertezza finanziaria, nulle (o quasi) prospettive di sviluppo… il nostro scritto è ancora più attuale. La nuova Legge di Bilancio sta suscitando infatti una risonanza notevole, tra critiche apertissime ed appoggi, a volte evanescenti, soprattutto in esito alla legge n. 243/2012 che, unendo la Legge di Bilancio alla vecchia Legge finanziaria, ha forgiato questo unico documento, la Legge di Stabilità, che dal 2016 costituisce un unico testo legislativo che armonizza la parte normativa con quella contabile. Di fronte a tutto questo dibattere, vorrei RICORDARE AL GOVERNO TANTE CRITICITà, che abbiamo segnalato a settembre ma che vorrei riproporre anche su questo blog:

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È proprio vero che la politica spesso è imprevedibile: chi avrebbe detto fino a un mese fa che l’Italia avrebbe affrontato la sua crisi di governo più inusuale durante il mese di Agosto e che si sarebbe trovata con una maggioranza parlamentare per alcuni aspetti antitetica rispetto a quella a trazione Lega?

Non vogliamo inserirci – come del resto non è mai stata nostra abitudine né parte della nostra mission – nelle vicende di politica interna, ma cogliere l’occasione della nascita dell’esecutivo “Conte-bis” per offrire il nostro modesto contributo alle linee di politica estera che il nuovo Governo dovrà cercare di imprimere.

Non si può negare che quanto fatto durante gli scorsi quindici mesi è stato insufficiente e che l’immagine dell’Italia in campo internazionale sia uscita ridimensionata, se non danneggiata, a causa di troppi dossier nei quali si è cercato deliberatamente lo scontro con l’Unione Europea (vedi questioni di bilancio e migratorie) oppure sui quali non è stata seguita una linea chiara e coerente: ad esempio la volontà di stringere alleanze di tipo “sovranista” sia con gli Stati Uniti che con la Russia, cosa che ha finito per suscitare le perplessità di entrambi a proposito della nostra affidabilità.

Il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha fatto del suo meglio per lavorare sotto traccia in una sorta di “damage control”, ma non ha saputo – e probabilmente nemmeno potuto – dimostrare capacità di leadership e orientare con maggiore decisione l’azione diplomatica del Governo.

Il nuovo inquilino della Farnesina, il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, ha dinanzi a sé un compito non facile. L’Italia non solo dovrà uscire dall’isolamento internazionale in cui si stava posizionando, ma dovrà essere in grado di riformulare in maniera decisa una serie di priorità che rispondano al nostro interesse nazionale, nel solco di una collocazione geopolitica – europeista, atlantica e mediterranea – cui non è possibile rinunciare nel mondo di oggi (indipendentemente dalle visioni di ogni forza politica).

La scelta dell’Ambasciatore a Pechino Ettore Sequi come Capo di Gabinetto la dice lunga sulla volontà di Di Maio di confermare quello sguardo rivolto a Oriente e che vede nella Nuova Via della Seta un’importante opportunità per l’Italia; sarà importante però proseguire l’avvicinamento a Pechino con atteggiamento prudente e concertato con Bruxelles al fine di non rimanere “fagocitati” dalla Cina. Simile atteggiamento dovrà essere seguito sugli altri dossier: l’Italia è troppo piccola per affrontare le grandi sfide del mondo odierno da sola. 

Vi proponiamo dunque una serie di schede regionali che sintetizzano il quadro geopolitico attuale e offrono una serie di azioni prioritarie che, a nostro modo di vedere, la diplomazia italiana dovrebbe perseguire. Non sappiamo dire se seguire queste linee sarà sufficiente per riportare l’Italia a giocare un ruolo da protagonista, ma quantomeno servirà a ridefinire il posto che il nostro Paese vuole occupare nel complesso mondo di oggi.

Se volete leggere le schede le trovate sul sito del caffé geopolitico …quella mia sull’Asia…al prossimo post!

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SETTANT’ANNI DI RPC: IL RISVEGLIO DEL “MOSTRO CHE DORME”

La Repubblica Popolare Cinese celebra i 70 anni dalla sua Fondazione

Napoleone Bonaparte guardando un mappamondo disse: “La Cina, ecco un mostro che dorme, quando si risveglierà la faccia del mondo sarà cambiata”. Così sta accadendo settanta anni dopo la nascita della Repubblica Popolare Cinese.

LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE

Correva l’anno 1949 quando Mao, il 1° ottobre, proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC) da piazza Tian’anmen. L’esercito popolare di liberazione a gennaio aveva conquistato Pechino, a marzo Nanchino e poi Shanghai, scacciandone gli ultimi colonizzatori occidentali. I comunisti avevano combattuto contro l’invasore giapponese e contro Chiang Kai-shek, capo del Guomindang che riparava a Formosa, sconfitto al termine di una sanguinosa guerra civile. Forgiati nelle grotte dello Yan’an, luogo di approdo della Lunga Marcia, intellettuali e militari, di estrazione contadina o borghese, tra i quali ben presto si impose Mao Zedong, seppero dare vita a una nuova idea di comunità nazionale, temprata attraverso la forza del sacrificio, dell’onestà, dell’abnegazione filiale, della frugalità, delle privazioni.  Questa narrazione “eroica” è evocata nel Preambolo della vigente costituzione.

L’oriente è rosso 东方红 Dōngfāng hóng

DA MAO A DENG

All’indomani della vittoria questi valori si intrecciarono con violente lotte interne che sfociarono nella Rivoluzione Culturale, di cui oggi si riconoscono i terribili errori, che però non vengono considerati sufficienti dai comunisti cinesi per inficiare quanto di buono fatto da Mao. La successiva apertura, che permise alla Cina l’ingresso nei contesti di cooperazione regionale e globale, fu resa possibile da una politica incentrata sullo sviluppo di una forte e moderna economia, elaborata da Deng Xiaoping ed essenziale per la sicurezza interna, in funzione antisovietica e velatamente sostenuta dagli Stati Uniti. Grazie a questa congiuntura internazionale, all’esperienza di assoluta miseria patita per anni, all’incredibile capacità di elaborazione culturale e dottrinale, la Cina è passata in pochi decenni da economia povera e isolata a “super potenza” mondiale, con un PIL pro-capite in continua, costante crescita, che consente al Partito Comunista, dopo 70 anni, una guida indiscussa, in una sorta di contratto sociale cui la popolazione aderisce nella misura in cui gode, all’interno, di un livello di vita sempre migliore e, all’esterno, di un crescente prestigio.Embed from Getty Images

Negozio cinese in epoca post maoista

LE PROFEZIE DELLA RIVISTA DEL FIUME XIANG

Esattamente cento anni fa, nel 1919, Mao era tornato nella capitale dello Hunan, dove era nato e dove aveva partecipato al movimento del 4 maggio, che vide per la prima volta l’intellighenzia progressista saldarsi alle forze sociali emergenti. In questo contesto culturale favorevole, il Grande Timoniere aveva avviato una pubblicazione all’avanguardia, “La rivista del fiume Xiang” (Xiang jiang Ping lun) in cui veicolava, nei soli quattro numeri usciti prima della soppressione, gli ideali della rivista “Gioventù Nuova” (Xin Qingnian), che dovevano svegliare un popolo afflitto dal colonialismo e immobilizzato dalla tradizione autoritaria confuciana per guidarlo sulla strada della grande armonia. Dopo 30 anni, Mao stesso proclamò, in piazza Tian’anmen, che il popolo cinese si era levato in piedi, e, sulla base di questa visione maoista, Deng Xiaoping metteva successivamente in moto il suo nuovo corso, corroborando una sempre maggiore legittimazione del Partito, che sopravviveva alla fine delle ideologie e alla caduta del comunismo sovietico, grazie ai successi economici, in un contesto internazionale di crisi diffusa. L’intuizione profetica di Mao si può considerare pienamente raggiunta dopo il XIX Congresso del PCC, che ha segnato il trionfo apparente di un partito, che Mao aveva reso autoctono e originale, elaborando una linea alternativa, il cui fulcro non ruotava intorno al proletariato urbano, ma alle masse contadine. Il disegno di una nuova Cina potente, prospera, moderna, democratica (non nel senso occidentale del termine), socialista, armoniosa e “bella” (come scritto nella Costituzione emendata nel 2018), su ispirazione del fondatore della RPC, ha permesso questa rinascita che sta consentendo alla RPC di tornare a essere il centro del mondo, essenza del Zhong Guo, il Paese del Centro.

MONUMENTO ALLA RIVISTA XIN QING NIAN (GIOVENTU NUOVA)

SFIDE GLOBALI

I festeggiamenti del 1° ottobre sono stati accompagnati da una parata imponente con sfoggio delle più raffinate tecnologie, tra droni stealth e missili balistici intercontinentali Df-41,  per un impegno militare sempre più diffuso che ha stupito i più importanti rappresentanti della diplomazia mondiale, arrivati a Pechino dal Daxing International Airport, nuovissima stella le cui cinque punte sono il frutto di robotica, 5G, riconoscimento facciale, intelligenza artificiale, meta-dati, sotto un cielo sempre meno grigio, grazie all’impegno ecologico intrapreso negli ultimi anni. L’ideologia capital-comunista di Xi Jinping si trova però a fare i conti con il sempre maggiore divario nella distribuzione del reddito, in un Paese in cui proprio Mao aveva elaborato la mitologia dell’uguaglianza. Il benessere sempre più diffuso, che si interseca con l’aspra guerra dei dazi in corso con gli Stati Uniti, rende sempre più imprescindibile una rivisitazione della crescita in termini qualitativi. A ciò si aggiunge il ruolo sempre più importante che la Cina riveste nei Paesi in via di sviluppo, spesso ancora seriamente danneggiati dal proprio passato coloniale, di fronte ai quali il Paese di Mezzo cerca di porsi come interlocutore affidabile e credibile, in grado di collegare l’agognata rinascita dell’Impero Celeste in una cornice di armonia globale.

Il nuovo aeroporto Da Xing inaugurato per festeggiare il 70° anniversario della RPC

LA GIOVENTÙ NUOVA DALLA ANTICA CINA A HONG KONG

Nei primi anni del Ventesimo secolo Mao si legò al movimento della Gioventù nuova che convogliò l’impegno di una nuova generazione di giovani colti, che furono i primi artefici dell’epocale cambiamento cinese e che diede un notevole contributo allo sviluppo del partito comunista. Dopo cento anni un altro gruppo di giovani, e anche meno giovani, sta muovendo dalle strade di Hong Kong con l’intento di risvegliare un Paese straordinariamente evoluto, ma ancora avvolto nelle maglie di un forte autoritarismo. Una situazione paradossale, perché lo stesso Governo di Pechino ha riconosciuto più volte, a livello internazionale, il valore universale dei diritti dell’uomo, salvo poi violarli abbondantemente sul proprio territorio nazionale e nella piccola enclave del Porto dei Profumi. A Hong Kong le tensioni continuano a crescere e il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito della città, ha invitato ripetutamente a porre fine alle violenze, ma senza successo, mentre la governatrice Carrie Lam ormai non esclude più nessuna opzione per porre un freno al caos. Dopo l’allunaggio della sonda Chang’e 4 sulla parte nascosta della Luna lo scorso gennaio, il mondo attende di conoscere anche la faccia, ancora nascosta, di una Cina che potrà veramente guidare il mondo solo se saprà affascinare con una nuova era, che non sia più macchiata di sangue.

Scritto da Elisabetta Esposito Martino per il caffè Geopolitico il 16/10/2019

https://www.ilcaffegeopolitico.org/111823/settantanni-di-rpc-il-risveglio-del-mostro-che-dorme

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LA BOMBA HONG KONG SULLA STRADA DEL “SOGNO CINESE”

La Repubblica Popolare Cinese (RPC) sta osservando le manifestazioni che si snodano per le strade di Hong Kong, dove si sono incrociate culture e civiltà, common law e civil law, democrazia liberale e socialismo con caratteristiche cinesi e dove oggi tutte le istanze sembrano aggrovigliarsi e riannodarsi, in un insieme indifferenziato che vogliamo provare a dipanare, in attesa di una soluzione che ancora oscilla tra epiloghi drammatici e speranze di una nuova era.

HONG KONG POSTCOLONIALE TRA LIBERTÀ E AUTORITÀ

l ’autonomia è stata concessa a Hong Kong dal 1° luglio 1997 per 50 anni, ed è stata più o meno garantita fino a oggi dal Governo di Pechino, dopo i complicati negoziati con la Corona britannica che portarono all’handover dopo 156 anni di domino colonialedurante i quali i cittadini di Hong Kong non avevano mai goduto pienamente dei diritti politici. La particolare autonomia di cui gode Hong Kong è prevista dalla Carta Costituzionale cinese che ha introdotto le SARs, una sorta di Regioni Amministrative Speciali, nel rispetto del principio “un Paese due sistemi”, in base al quale nella RPC sono presenti due strutture politico-istituzionali: quella socialista e quella capitalista. Per gli abitanti di Hong Kong è prevista infatti una forma di rappresentanza sostanzialmente democratica e multipartitica, tutelata da un sistema giudiziario indipendente, come disciplinato dalla Legge Fondamentale. La “Basic Law” ha assicurato il rispetto delle libertà fondamentali per cui è sempre stato possibile, ad esempio, commemorare il 4 giugno di ogni anno l’eccidio di Tiananmen presso il Victoria Park, nel centro di Hong Kong.

UN PAESE E DUE SISTEMI

Il principio in base al quale in un unico Stato possono convivere due sistemi fu ideato da Deng Xiaoping, che riteneva il Porto dei Profumi non solo un hub finanziario indispensabile cui ancorare la riforma economica, ma anche un modello sociale da studiare perché capace di conciliare un sistema economico libero con la certezza del diritto, unite a un’elevata qualità dei servizi e delle infrastrutture. Questo sistema, d’altro canto, ha permesso a Hong Kong di mantenere intatte le sue peculiarità godendo del maggior grado di apertura al mondo, con un basso livello di tassazione e la quasi totale mancanza di dazi, che ne hanno fatto un centro strategico di accesso ai mercati mondiali. Questa situazione ha subito il primo contraccolpo nel 2014, quando il Comitato permanente della XII Assemblea Popolare nazionale abrogò il sistema elettorale previgente, riducendo il suffragio universale attraverso la limitazione dell’elettorato passivo a una lista ristretta scelta da un Comitato di Designazione.

UNA RIVOLUZIONE COLORATA DI GIALLO

Dal settembre al dicembre 2014 la popolazione scese in piazza, veicolando le richieste di compiuta democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali. Come risposta a queste manifestazioni battezzate Rivoluzione degli ombrelli – rigorosamente gialli e aperti, – nel 2015, mentre il Consiglio Legislativo di Hong Kong respingeva la riforma cinese, le successive elezioni, con un sistema farraginoso e diretto dal Governo centrale, assegnarono la vittoria a una candidata gradita al Partito comunista. Il succedersi di fatti inquietanti come la sparizione di alcuni editori e la condanna di alcuni giovani, tra i quali i fondatori del partito ispirato alla democrazia ateniese, Demosisto (di nuovo arrestati in questi giorni e rilasciati su cauzione), ha negli ultimi anni causato tra la gente di Hong Kong sempre maggiori preoccupazioni, esplose in occasione della presentazione di un emendamento alla legge sulle estradizioni. Formalmente non viene contemplata la possibilità di estradare per reati politici, ma sostanzialmente il rischio di un utilizzo distorto della norma, che potrebbe permettere alle autorità della RPC di ottenere il rimpatrio di eventuali dissidenti riparati a Hong Kong, ha innescato la miccia che ha fatto esplodere vivacissime proteste. Le manifestazioni oceaniche che hanno bloccato le attività del Porto dei Profumi e persino l’aeroporto e il Parlamento, accompagnate da disordini e scontri anche molto violenti con le forze dell’ordine e l’intervento dei fiocchi bianchi degli intellettuali, sono debordate in una protesta generalizzata di giovani e meno giovani vestiti di nero e mascherati (per evitare le identificazioni biometriche). Alla fine il Governo di Carrie Lam è stato costretto a ritirare ufficialmente il controverso emendamento sulle estradizioni, ma la tensione resta alta e ora i manifestanti sembrano volere strappare nuove concessioni, incluso il suffragio universale per tutti i cittadini di Hong Kong.

Protesters throw back a tear gas canister fired by police during a rally against a controversial extradition law proposal outside the government headquarters in Hong Kong on June 12, 2019. – Violent clashes broke out in Hong Kong on June 12 as police tried to stop protesters storming the city’s parliament, while tens of thousands of people blocked key arteries in a show of strength against government plans to allow extraditions to China. (Photo by DALE DE LA REY / AFP)DALE DE LA REY/AFP/Getty Images

NAZIONALISMO E INGERENZE OCCIDENTALI

Il Governo cinese si è schierato a supporto del Governo locale e della sua leader, Carrie Lam, per contrastare gli effetti farfalla che ogni scelta su Hong Kong potrebbe produrre all’esterno, in particolare nei rapporti con Macao, Taiwan, Tibet, Xinjiang e Mongolia interna. La leadership di Pechino non ha esitato a dipingere, attraverso i propri mezzi di comunicazione, i giovani manifestanti come dei terroristi che non amano la propria città, né tantomeno la Cina. Queste narrazioni sono finalizzate a “proteggere dalla violenza” la popolazione di Hong Kong, i cui giovani sono in balia dell’Occidente. L’intervento di Trump ha corroborato l’idea di una strumentalizzazione americana delle proteste, a loro volta reinterpretate surrettiziamente sui social: Facebook e Twitter hanno denunciato l’apertura sul territorio della RPC di un numero incredibile di profili fittizi, adoperati per screditare ampiamente le manifestazioni degli ultimi mesi, che non hanno capi riconosciuti e che vengono organizzate tramite Telegram.

LA POLIZIA STA UTILIZZANDO METODI MOLTO VIOLENTI PER REAGIRE AD ALTRETTANTO VIOLENTI ATTACCHI

I FANTASMI DI TIANANMEN

Le dinamiche che si stanno intrecciando a Hong Kong sono complicate. Da un lato il conto alla rovescia per il 2047 riempie gli abitanti del Porto dei Profumi di inquietudini, per il timore di perdere i diritti acquisiti durante la lunga colonizzazione, che ha comunque garantito l’habeas corpus, presidio della libertà individuale contro ogni forma di arbitrio che i cittadini vedono impallidire lentamente, subendo forme di controllo sempre più stringenti. L’ampiezza e la risonanza internazionale delle manifestazioni nella città fanno necessariamente tornare alla mente le proteste di piazza Tiananmen di 30 anni fa e i drammatici esiti che le recenti commemorazioni per la morte di Lì Peng hanno reso ancora più tragici. La presenza dell’esercito ai confini di Hong Kong e i movimenti di truppe notturni, definiti di routine, rappresentano infatti una minaccia sempre più grave che non è stata accompagnata da reazioni internazionali ferme, probabilmente per il sempre più importante ruolo economico svolto nel mondo globalizzato dalla RPC.

LE BATTAGLIE PROSEGUONO SENZA SOSTA

DIRITTI E CICATRICI

D’altro canto il dominio occidentale ha rappresentato, qui come altrove, una cicatrice per i popoli colonizzati, che leggono i fatti attraverso quello che un intellettuale di Singapore, Kishore Mahbubani, ha definito il “cellophane del colonialismo”, che ha avvolto civiltà millenarie, innescando dinamiche di forte rivalsa.  Il successo delle manifestazioni svoltesi per le strade di Hong Kong a favore del Governo della RPC, che ha saputo risorgere dalle umiliazioni patite e che si picca di definirsi “Paese in via di sviluppo”, possono essere lette in questa ottica. A queste considerazioni si aggiunge la rinnovata importanza che l’ideologia confuciana riveste nel nuovo corso inaugurato da Xi Jinping che ha contribuito a sdoganare, dopo la parentesi maoista, il pensiero classico e i suoi pilastri, tra i quali riveste un ruolo fondamentale l’armonia, più volte richiamata dalla vigente costituzione cinese, che molti ritengono minacciata dai disordini che si protraggono ormai da settimane.

IL RUOLO CENTRALE DELLA GREAT BAY AREA

Un ulteriore elemento che complica lo scenario di Hong Kong è rappresentato dall’ambizioso progetto della Great Bay Area (GBA) che, oltre Hong Kong, comprende Shenzhen, Guangzhou e altre nove città, con un’economia del valore stimato di 1.400 miliardi di dollari USA – maggiore dei PIL combinati di Russia, Australia, Messico, Indonesia e Svizzera – nonché una popolazione di 68 milioni di abitanti. La strategia di Pechino ha tratteggiato i confini di questa nuova Silicon Valley, comprendendo in essa Hong Kong, al fine di limitarne progressivamente l’influenza. La GBA, cresciuta vorticosamente, necessita di una forte stabilità, indispensabile per inglobare definitivamente Hong Kong nell’assetto politico ed istituzionale della RPC, per sostenere la guerra dei dazi con gli Stati Uniti e stare al passo col sempre più difficile confronto tecnologico.

UN RINNOVATO “SOGNO CINESE”

Lo scopo che il Dragone si prefigge è quello di raggiungere l’ambizioso obiettivo di divenire la prima potenza mondiale per realizzare il “sogno cinese”, fatto di retaggi storici propri di una civiltà plurimillenaria, ma anche di rivalse politiche, dopo secoli di umiliazioni e di soluzioni sociali indispensabili in un Paese che è passato in pochi anni dall’egualitarismo più rigoroso a una spiccata polarizzazione della ricchezza. Sicuramente questo sogno potrà affascinare con un rinnovato soft power solo nella misura in cui riuscirà a delineare un modello alternativo credibile, in cui i principi che hanno permesso alla Cina di risollevarsi e di riacquistare la propria dignità, radicati in 5mila anni di storia, si coniughino con i diritti fondamentali e le libertà, che le periferie dell’impero hanno conosciuto e che non intendono perdere. D’altro canto i giovani “Hong Kongers” potranno ottenere almeno parte dei risultati sperati se saranno come l’acqua, ma non in riferimento a Bruce Lee, quanto alla millenaria saggezza cinese che può puntare sulla conoscenza fondata sull’intermediazione attraverso il dialogo pacifico, per poter sognare il nuovo “sogno cinese”. La vera sfida è questa. Riuscirà il Governo di Pechino a tener conto di queste istanze e riusciranno i giovani manifestanti a fungere da lievito senza far fermentare tutta la pasta?

Elisabetta Esposito Martino

pubblicato il 4/9/2019 su IL CAFFè GEOPOLITICO: https://www.ilcaffegeopolitico.org/110555/la-bomba-hong-kong-sulla-strada-del-sogno-cinese


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IL RAGNO CINESE TESSE LA SUA TELA DI SETA

Nel nuovo anno le Vie della Seta, ramificate ormai in tutta l’Asia, sono approdate in Europa e in particolare in Italia, dove le discussioni sulla firma del memorandum di adesione da parte del Governo Conte hanno coinvolto esperti noti e improvvisati sinologi. Intanto l’equità e la sostenibilità stanno diventando il target della faraonica progettualità della Belt and Road Initiative (BRI), tra infrastrutture ramificate ovunque, stanziamenti miliardari e mercati in fermento, che devono essere reindirizzati e forse reinterpretati. Una revisione necessaria anche a livello domestico, dove la strategia economica cinese deve fare i conti con gravi disastri ambientali e un ecosistema pesantemente danneggiato. Nonostante ciò, la Cina in fondo ha fatto miracoli negli ultimi decenni e ora ci propone la sua idea di ordine mondiale, cui la BRI fa un po’ da cassa di risonanza.

Questa volontà di potenza, che i dazi di Trump hanno solo scalfito, è infatti sempre più agganciata alle  sfide ambiziose lanciate da Pechino in ambito tecnologico e si traduce anche in un impegno militare quasi sotto tono che però emerge con tutta la sua forza nel Mar Cinese meridionale e lungo le Vie della Seta marittime. Ma i grandi progetti della Cina devono fare i conti con i focolai di rivolta che travolgono Hong Kong, Taiwan e alimentano un nuovo scontro tra blocchi, “anti e pro Beijing”, nuovi don Camillo e Peppone di un mondo cambiato, ma non troppo.

Negli anni ‘20 (o quasi) del nuovo millennio il sistema economico, politico e giuridico con caratteristiche cinesi, che ci troviamo dentro casa è oggi sotto i riflettori del mondo che, nel bene e nel male, ne metteranno in luce la fattibilità, per capire se il sogno cinese è veramente un sogno, in grado di competere con quello americano che, diciamo la verità, non ha ancora perso del tutto il suo fascino, oppure se, in realtà, è solo un incubo da cui risvegliarsi.

articolo Di Elisabetta Esposito Martino  pubblicato sul Caffé Geopolitico il 19 Agosto 2019

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Per comprendere le dinamiche riassunte potete dare uno sguardo al Caffé Geopolitico

Best of 2019 – Gli articoli da ricordare di questa prima parte dell’anno per il Desk Asia  – Prima parte

L’economia cinese: luci e ombre di una strategia

di Isabel Pepe

La Maritime Silk Road e la crisi del Mar Cinese Meridionale: una questione spinosa per il Sud-est asiatico

di Benedetta Mantoan

Le Nuove Vie della Seta: una scommessa per l’Italia

di Elisabetta Esposito Martino

Due mondi: la nuova economia cinese sarà la fine della Pax Americana?

di Federico Zamparelli

Via della Seta: tra dubbi e preoccupazioni Roma firma il memorandum con Pechino

di Rocco Forgione

Alla corte del Dragone: verso il secondo Belt and Road Forum di Pechino

di Elisabetta Esposito Martino

La nuova svolta interna cinese e il credito sociale

di Giuditta Vinai

Huawei entra nella lista nera USA

di Rocco Forgione

Acque malsane: la Cina e il problema dell’inquinamento idrico

di My Ding Hua

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Italia-Cina: le navi dei tesori, il Mediterraneo e l’Europa

Il Memorandum d’intesa tra il governo di Roma e quello di Pechino è stato firmato, e con esso l’Italia, prima tra i Paesi del G7, è ufficialmente nella “Belt and Road Initiative”, la Nuova Via della Seta – seguita a ruota dal Lussemburgo – mentre la Repubblica popolare di Cina, quasi per incanto, è assurta al centro delle discussioni politiche, economiche e strategiche nostrane, anche in vista del Vertice bilaterale Unione europea-Cina in programma a Bruxelles martedì 9 aprile.

Tecnicamente, non è stato firmato un trattato, ma è stata apposta una firma ad uno strumento operativo, volto ad una cooperazione bilaterale, nel contesto di un partenariato strategico globale che riguarderà scienza, tecnologia e innovazione, start-up e agenzie spaziali, televisioni e agenzie di stampa, con una grande attenzione ai beni culturali ed ai siti Unesco, con lo scopo di implementare l’e-commerce, la collaborazione fiscale, sanitaria e le esportazioni di prodotti nostrani, simboli dello stile di vita italiano. Tante le imprese coinvolte (tra cui Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Banca Intesa, Ansaldo Energia, Snam, Danieli) con l’intento di creare sinergie ed opportunità.

Una rete terrestre, marittima e anche polare
Gli accordi costituiscono per l’Italia un tentativo di agganciare le opportunità offerte dal faraonico progetto annunciato dal presidente cinese nel 2013, che coinvolge già 70 Paesi, di cui 13 europei, in un grande spazio economico eurasiatico integrato. Questa rete è articolata in sei corridoi terrestri – la Silk Road Economic Belt (Sreb) – che si ramificano dall’Asia fino all’Europa, cui si è aggiunta la Via della Seta polare, lungo tre rotte attraverso l’Artico: un passaggio a nord-est in Russia, uno centrale e uno a nord-ovest che dovrebbe raggiungere il Canada, grazie alla nuova percorribilità resa possibile dal riscaldamento globale. Il 21 aprile 2016, un treno di 41 container, partito da Wuhan il 6 aprile, arrivava alla periferia di Lione, dopo aver percorso 11.500 km: la Nuova Via della Seta è fatta di strade, ferrovie, vie sotterranee di gasdotti ed oleodotti.

A questo fascio di percorsi terrestri fa da corona la XXI Century Maritime Silk Road (Msr), i blue economic passages che dalle coste del Fujian, tra Cina e Taiwan, passano per il Mar cinese meridionale e, attraverso lo Stretto di Malacca, raggiungono l’Oceano Indiano, risalendo il Mar Rosso fino al Canale di Suez per immettersi così nel Mediterraneo e, attraversato l’Adriatico, approdare sulle coste italiane, per agganciarsi alla Via della Seta terrestre. Queste arterie, che tradizionalmente partivano da Yumen, la Porta di Giada, eretta nel 121 a. C., finiscono a Venezia, porta millenaria tra Oriente ed Occidente, che oggi si dilata verso i sistemi portuali di Genova-Savona, sbocco dell’area più industrializzata d’Europa e di Trieste e Monfalcone, rivolti alla Mitteleuropa, che collegano il Mediterraneo al Nord Europa e ai Paesi orientali. A questi si è aggiunto, dopo la visita di Xi, il porto di Palermo, cuore pulsante del Mare Nostrum.

Retaggi storici e nuove epopee
Ma quali rischi e quali speranze possono celarsi dietro tutto questo? La Belt and Road Initiative risponde alla necessità di dare certezza e compattezza al popolo cinese che cerca, come da millenaria tradizione, nel proprio passato gli strumenti per forgiare il futuro. E così il Partito comunista cinese ha ripescato la fitta rete logistico-economico-commerciale rappresentata dalla variegata rete di percorsi, battezzata nel 1877 come Seidenstraße, Via della Seta, dal barone Ferdinand von Richthofen, che oggi tesse una rete di connettività tra passato e futuro, per una nuova visione di globalizzazione.

Sulla scia di questi traffici millenari, che coinvolsero beni, uomini ed idee da epoche remote, l’amministrazione cinese ha ripercorso la propria storia, rievocando le missioni diplomatiche di Zhang Qian, nel II secolo a. C., che avviarono scambi economici, culturali e politici in un’ottica di rafforzamento strategico delle posizioni acquisite dalla dinastia Han, ed anche le gesta di un ammiraglio musulmano, Zheng He. Questo eroe, con un’immane flotta  (le colossali navi dei tesori, imponenti come un’attuale portaerei), si spinse nel 1405 oltre il Mar cinese raggiungendo l’Oceano Indiano, il Golfo Persico e il Mar Rosso (fino a La Mecca) per arrivare sulle coste orientale dell’Africa, tra Somalia e Kenya.  L’epopea finì dopo pochi anni a causa di una politica ottusa che abbandonò ogni pretesa mercantile. Questa abdicazione probabilmente contribuì alla dissoluzione dell’Impero Celeste e alle successive umiliazioni che oggi il Dragone vuole cancellare, proponendo un modello economico diverso, alternativo a quello Occidentale, che possa rendere la Cina un’indiscussa protagonista della globalizzazione, in grado di decidere i destini del mondo e di guidarne l’economia.

l’immane flotta di Zheng He

Equilibri geostrategici e ruolo italiano
Il sogno di dominio dei mari è diventato così parte integrante del sogno cinese ed ha trovato una configurazione giuridica con l’inserimento della Nuova Via della Seta nella Carta costituzionale della Repubblica popolare, con un emendamento del 2018. La fitta rete di relazioni diplomatiche che Pechino sta tessendo è funzionale alla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali – finanziate attraverso l’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), dotata di un capitale pari a 100 miliardi di dollari americani -, divenute strumento precipuo della politica economica e militare cinese e garanzia della sua sicurezza energetica. Il disegno strategico cinese ha come scopo ultimo quello di accreditarsi, attraverso la gestione a livello globale delle relazioni internazionali, come grande potenza il cui progetto egemonico è indissolubilmente legato alla tenuta del modello del capitalismo comunista con caratteristiche cinesi, finalizzato alla costruzione di una società moderatamente prospera. In questo contesto si inserisce il nostro Paese, che potrebbe trarre dei considerevoli vantaggi dalla crescita dei flussi commerciali in un contesto aperto, inclusivo e bilanciato, ma che, d’altro canto, difficilmente riesce a smarcarsi da una politica frammentata, incoerente e instabile, forse segnata anche da grosse ingenuità per la pesante ombra dell’asimmetria dei rapporti con la Cina.

L’epilogo europeo del viaggio del presidente Xi Jinping, le polemiche col governo francese e con quello tedesco, ci richiamano comunque alla nuova centralità del Mediterraneo, da molti evocata, e ad una rivisitazione delle istituzioni europee. L’Unione europea, per assurgere ad un nuovo, determinante ruolo deve perciò fare un ulteriore, grande “sforzo creativo” che attinga all’idea elaborata dai padri fondatori, un’Europa di popoli e non di governi e di finanza, terra di pace, sicurezza, inclusività e stabilità, che sappia ridare nuova spinta a quel motore dello sviluppo che l’antica progettualità della Via della Seta sta avviando e che l’Italia della Cappella Palatina, delle ancora modernissime Constitutiones Melphitanae, può degnamente alimentare.

Pubblicato il 7 Apr 2019 – Elisabetta Esposito Martino su Affari Internazionali

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SULLE TRACCE DELLA LIBERTA’

L’evento si è svolto in collaborazione con :

logo

http://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Festival-Eventone4-regimi-e-liberta-negate-Padova-30-maggio-2-giugnio-2019/4918

EVENT-ONE 2019

Giunto alla sua quarta edizione, il festival de “L’Osteria Volante” è un evento che si snoda tra dibattiti, cinema, teatro, musica e il nostro Breakfast news,  in perfetto stile Osteria Volante: gratis, per il bene comune… rum e formaggio compresi!

Eventone4, in particolare, è dedicato al tema dei regimi autoritari esistenti o emergenti nel mondo, con uno sguardo sui diritti civili e politici negati o sistematicamente violati.

La programmazione fa parte del Festival per lo Sviluppo Sostenibile (promosso da ASVIS) con focus su #SDG16“Pace, Giustizia e Istituzioni solide”.

Nel contesto attuale, quando anche in Europa la democrazia e il rispetto delle libertà personali sembrano essere in pericolo, diventa urgente comprendere quale sia la situazione dei diritti civili e politici nel mondo, soprattutto in quei Paesi ove già vigono ovvero sembrano emergere Regimi autoritari, al fine di acquisire consapevolezza di quali siano i rischi per le libertà individuali e le possibili evoluzioni future. In particolare, tratteremo dei Paesi del Far Est, dei regimi africani, ma anche l’est Europa

Giovedì 30 maggio 2019 alle h. 18.00 presso il Centro Universitario, Via Zabarella, 82 si parla di Asia 

Conferenza di Elisabetta Esposito Martino (Sinologa e costituzionalista) su “I Diritti umani in Cina” e dialogo dedicato ai luoghi dell’Asia dove i diritti civili e politici vengono negati o sistematicamente violati, nell’ambito di EventOne4, parte del Festival per lo Sviluppo sostenibile.

Con il patrocinio del Centro Diritti Umani dell’Ateneo di Padova, di UNESCO Chair “Human Rights, Democracy and Peace” e del Comune di Padova.

Evento finanziato dall’Università di Padova in collaborazione con Festival per lo Sviluppo Sostenibile ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (focus Goal 16:“Pace, Giustizia e Istituzioni solide”).

http://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Festival-Eventone4-regimi-e-liberta-negate-Padova-30-maggio-2-giugnio-2019/4918

da remoto, collegato con Skype, partecipa Simone Pelizza (storico) de “Il Caffè Geopolitico”.

Proveremo a raccontarvi di un mondo molto lontano e molto diverso, che ora é improvvisamente vicino e col quale dobbiamo fare i conti… Cercheremo quindi di focalizzare i sentieri percorsi cercando di trovare nuove strade che ci permettano di incontrarci per camminare insieme per realizzare un nuovo sviluppo fatto di collaborazione in un mondo pacificato… Una chimera? Non lo so, ma noi lavoriamo per realizzare i sogni più arditi…

L’incontro è stato arricchito da intermezzi di recitazione di poesie e frammenti di vari Autori: quando il regime uccide i suoi stessi cittadini. Con Daniele Nigris, Professore Associato di Sociologia dell’Università di Padova presso Centro Universitario di via Zabarella.

Genocidi; nel tempo, nei continenti.
Iniziamo dall’Armenia.
Lettura tratta da “La Masseria delle allodole”, A. Arslan
Recitata da Daniele Nigris

https://www.facebook.com/events/398276967690292/permalink/405048250346497/

Genocidio; nel tempo, nello spazio.
Europa, genocidio degli ebrei.
“Erbe amare”, di Marga Minco. 
Recitato da Daniele Nigris.

Genocidi; nel tempo, nei continenti.
Cambogia, dopo il regime di Pol Pot.
“Fantasmi”, di T. Terzani.
Recitato da D. Nigris.

https://ilbolive.unipd.it/it/event/eventone-regimi-liberta-negate

Padova oggi: https://www.padovaoggi.it/eventi/festival-eventone-padova-30-maggio-2-giugno-2019.html

h. 20.45 – dove: Palazzo Liviano, Sala dei Giganti, Corte Arco Valaresso 7

Vecchio Continente | Cosa: Concerto* da camera con brani tratti da opere collegate ai Paesi trattati nel Festival, con: Cristina Nadal, violoncello e canto; Igor Cognolato, pianoforte; Xhoan Shkreli, violino. In collaborazione con Centro d’arte degli Studenti dell’Università di Padova. * Gratuito per studenti dell’Universuità di Padova (euro 5 prezzo intero).

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ALLA CORTE DEL DRAGONE: IL SECONDO BELT AND ROAD FORUM DI PECHINO

Il secondo Belt and Road Forum ha permesso a un gran numero di capi di Stato e di Governo di confrontarsi con questo grandioso progetto, all’indomani del Forum di Boao e di un’intensa attività diplomatica tra i Paesi asiatici. Riusciranno le Nuove Vie della Seta a creare mercati e infrastrutture per uno sviluppo economico diffuso e condiviso o rappresentano solo un tentativo di Pechino di modificare gli equilibri geopolitici mondiali a proprio vantaggio? Dopo la firma del memorandum con Pechino, quale ruolo rivestirà l’Italia nell’iniziativa? E l’Europa?

IL FORUM DI BOAO

Dopo il secondo Belt and Road Forum, ospitato a Pechino dal 25 al 27 aprile 2019, cerchiamo di analizzare il contesto in cui si inserisce la nuova progettualità chiamata, in cinese, Yīdài yīlù一 带 一 路, una cintura, una via, frutto degli sforzi di un Paese non più emergente, ma ormai in corsa per scalzare gli Stati Uniti dalla posizione di prima potenza mondiale, ruolo che l’Impero Celeste ha rivestito per molti secoli nel passato. Il forum si è aperto poco dopo la conferenza annuale del Boao Forum for Asia(BFA), svoltosi ad Haikou, nella provincia di Hainan, al quale, per l’Italia, ha partecipato il Ministro delle Finanze Giovanni Tria, e in cui si è discusso di Futuro Condiviso, Azione Concertata e Sviluppo Comune. Il premier cinese Li Keqiang, sottolineando la speranza di una decisiva ripresa economica per il 2019, ha esaminato i molteplici problemi legati alle politiche monetarie, alla volatilità dei mercati, al ritorno del protezionismo, sottolineando l’importanza del Progetto BRI, in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in un’ottica sinergica per un miglioramento della qualità della vita dei popoli di tutto il mondo.

LA RICETTA ASIATICA
L’incremento del commercio globale multilaterale viene veicolato come fondamentale anche dall’India e dall’ASEAN+3, che riunisce dieci Paesi del Sud-est asiatico (Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Sultanato del Brunei, Thailandia e Vietnam) e le prime tre economie del Continente (Cina, Giappone e Corea del Sud). Certamente un’azione politica coordinata tra questi Paesi dovrebbe facilitare uno sviluppo tecnologicamente avanzato, al fine di proporre una nuova “ricetta asiatica”. In questa ottica il Boao Forum, creato nel 2001, cerca di avviare colloqui tra i Governi, le Istituzioni e le imprese e mira ad affrontare i problemi più pressanti per dare contestualmente una spinta verso l’innovazione, la sostenibilità e l’inclusività. La crescente vivacità dei Paesi asiatici traspare dai diversi accordi commerciali trans-regionali che oltrepassano il continente per coinvolgere gli Stati che si affacciano sul Pacifico, in un’ottica non solo meramente economica, ma attenta alle strategie geopolitiche.

STRATEGIE AMERICANE E RISPOSTE CINESI


Nonostante la decisione dell’Amministrazione Trump, nel gennaio del 2017, di abbandonare il Partenariato Trans-Pacifico (Trans-Pacific Partnership, TPP) l’accordo è rimasto vigente. Questi 11 Stati (Canada, Australia, Brunei, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam), che erano stati coinvolti dagli Stati Uniti in una strategia multilaterale, finalizzata a mantenere la supremazia americana nella governance globale, frenando le pretese geoeconomiche e geopolitiche della Cina, hanno sottoscritto il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP) nel marzo 2018, che ha garantito in poco più di 2 anni un aumento del 2% del PIL dei Paesi coinvolti. Il tentativo di emarginare la Cina, ma soprattutto l’intento di superare le criticità legate al cosiddetto noodle bowl, per il proliferare di accordi bilaterali che avevano in qualche modo frenato la crescita del commercio regionale, ha prodotto, sin dal summit dell’ASEAN a Bali nel novembre 2011, una fervida attività diplomatica, spesso grazie all’impulso di Pechino. Sin d’allora si è cominciato a lavorare per costruire un sistema regionale multilaterale che ha portato all’Accordo che coinvolge i Paesi ASEAN (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam), la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’India, l’Australia e la Nuova Zelanda in un Partenariato Economico Globale Regionale (RCEP, Regional Comprehensive Economic Partnership). La conseguente regolamentazione degli scambi e dei servizi, degli investimenti esteri, della proprietà intellettuale e dell’e-commerce dovrebbe determinare, secondo i dati ICE, un impatto pari a 286 miliardi di dollari USA.

BRI E BENE PUBBLICO


Lo scopo di una simile attività multilaterale è volto a rendere i diversi ecosistemi aperti, equi, trasparenti e prevedibili, e quindi a realizzare “una comunità dal destino condiviso”, come dicono i cinesi. Lo strumento che la Cina intende utilizzare a questo scopo è la Belt & Road Initiative (BRI), considerata un vero e proprio “bene pubblico”, in un contesto di relazioni internazionali completamente nuove, che coinvolge 124 Paesi e 29 organizzazioni internazionali. In questa faraonica progettualità, avviata dall’Amministrazione cinese nel 2013, si cela la grande sfida all’egemonia statunitense, che si traduce nella volontà di implementare il piano “Made in China 2025” e di ottenere il predominio digitale, per il quale la Cina ha messo a bilancio una cifra che sfiora i 1.200 miliardi di dollari entro il 2035. Trump, d’altro canto, scatenando la guerra dei dazi ha cercato di “contenere” l’espansione cinese ed il nuovo modello di globalizzazione proposto con le vie della seta, che può minare alle fondamenta il predominio geopolitico americano.

IL RUOLO DELL’EUROPA
In questo scontro tra Washington e Pechino emerge la necessità che anche l’Europa riveda il proprio ruolo nello scacchiere mondiale. Di fronte a quella che è stata definita la pervasività della penetrazione economica cinese ed in esito alle visite nel vecchio continente del Presidente cinese e all’adesione alla BRI di Italia e Lussemburgo, emerge l’urgenza di un approccio sistematico e condiviso da parte degli Stati UE, indispensabile per rendere effettive e imprescindibili il diritto e le regole del mercato multilaterale e del libero commercio. Il vertice UE-Cina svoltosi il 9 aprile a Bruxelles, che, tra l’altro, ha avviato una collaborazione che consentirà i collegamenti tra le vie della seta e le reti europee di infrastrutture sia fisiche che informatiche, ha messo in luce l’asimmetria dei rapporti tra i più o meno piccoli Paesi Europei e la Cina. Questo approcci, perché abbiano un peso a livello internazionale, postulano un ruolo pregnante dell’Unione Europea, capace di evitare la frammentazione e di allontanare lo spettro di un ritorno ad un’Europa divisa, destinata ad indebolirsi a livello internazionale, sprofondando nel ruolo di provincia di nuovi Imperi.

LA POSIZIONE ITALIANA
Sulla base di questi presupposti, il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte si recherà al Belt & Road Forum per dare un apporto al progetto e iniziare a rendere operativa la firma del Memorandum of Understanding e dei protocolli di intesa. Lo scopo al quale mira è aumentare l’interscambio che già colloca l’Italia al quarto posto tra i Paesi europei per volume di traffici con la RPC, con un incremento delle importazioni ed un aumento dell’interscambio (ma anche del deficit commerciale) e dell’export pari a 13,2 MLD di Euro nel 2018 (secondo i dati Eurostat ). Una particolare sensibilità per il progetto delle vie della seta era già era stata manifestata dal Premier Gentiloni nel 2017, in occasione del primo B&R Forum, al quale però non era stato dato un riscontro effettivo. L’azione del nuovo Governo sembrerebbe avviata verso una maggiore concretezza, non scevra da molti timori, legati soprattutto ai problemi della mancata crescita italiana che da un lato potrebbe giovarsi dei finanziamenti offerti dalla controparte cinese ma, dall’altro, potrebbe rischiare di perdere il controllo di infrastrutture strategiche, come è stato ipotizzato, tra gli altri, dall’amministrazione americana. D’altro canto l’Italia ha rappresentato per secoli l’approdo, ma anche il crocevia di questa rete di strade, rotte, percorsi su cui, per secoli, è transitata la seta, le giade, i lapislazzuli, il tè, le spezie… insieme a uomini, idee, credi religiosi, conoscenze e scoperte. La sfida è oggi rinnovata affinché nella progettualità faraonica delle nuove Vie della Seta non si configurino pretese egemoniche dell’uno o dell’altro ma si realizzi realmente un progresso per tutti, che avvicini i popoli e le culture, portando comprensione e pace al fine di creare un mondo migliore. In questa prospettiva l’Italia, come Stato fondatore dell’UE, può dare sicuramente un grande contributo e giocare anche la carta di una salda ripresa economica.

ARTICOLO SCRITTO DA Elisabetta Esposito Martino IL 16 APRILE 2019 SUL

CAFFè GEOPOLITICO
https://www.ilcaffegeopolitico.org/105893/alla-corte-del-dragone-verso-il-secondo-belt-and-road-forum-di-pechino

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Notre Drame

NOTRE DAME BRUCIA

Notre Dame fino a Lunedì 15 aprile 2019 quando un terribile rogo ha fatto crollare la guglia ed ha distrutto il tetto, la foresta di legno antico di 800 anni del sottotetto e tante opere artistiche all’interno

LE VETRATE MIRACOLOSAMENTE SALVE
gli interni di Notre Dame
Una cattedrale che si eleva fino al cielo…
Pregare e ricordare la storia di Francia e dell’Europa…
non è più primavera a Parigi…
L’ACRE SAPORE DI BRUCIATO…
UN’ELEGANZA DA RICOSTRUIRE
la Senna guarda attonita mentre abbraccia l’ile
Il cuore di Parigi
Adieu
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